Distanza fisica e differenze culturali, comunicazione non verbale

  • 11-06-2019
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distanza fisica

Edward T. Hall nel 1966 scrisse il libro “The Hidden Dimension” in cui descrive come le diverse culture usano lo spazio e l’ambiente fisico. L’uso dello spazio anche chiamato prossemica viene inserito all’interno della comunicazione non verbale.

Nel suo studio, egli ha individuato quattro distanze, che delimitano altrettante “zone”, di comunicazione:

  1. la zona intima (0 – 45 cm): Questo livello di distanza fisica spesso indica una relazione stretta tra gli individui. Spesso si verifica durante un contatto intimo come abbracciare, sussurrare o toccare.
  2. la zona personale (45 – 120 cm): di solito avviene tra persone che sono familiari o amici intimi. Corrisponde alla distanza necessaria per una stretta di mano.
  3. la zona sociale (120 – 350 cm): è spesso usata con conoscenti. Con qualcuno che conosci abbastanza bene, come un collega che vedi diverse volte alla settimana, potresti sentirti più a tuo agio a interagire a una distanza più ravvicinata. Questa distanza è indicata per persone che non si conoscono bene e si vedono raramente.
  1. la zona pubblica (oltre i 350 cm): è spesso utilizzata nelle situazioni in cui si parla in pubblico. Parlare di fronte a una classe piena di studenti o fare una presentazione al lavoro sono buoni esempi di tali situazioni.

 

Per comprendere l’ambito di variazione della comunicazione non verbale in varie culture e paesi, Edward Hall ha classificato le culture in due categorie principali: le culture di contatto e le culture senza contatto. Le culture “di contatto” sono quelle che hanno un’alta propensione al contatto fisico durante una conversazione, contatto ritenuto indispensabile per stabilire e mantenere una relazione interpersonale. Esempi di questo tipo di cultura includono le culture arabe, italiane, francesi, latino-americane e del Medio Oriente. Le culture “senza contatto” mancano di questa inclinazione, il contatto fisico si verifica solo in caso di amici intimi e parenti. Questo tipo di culture includono la cultura nordamericana, norvegese, giapponese e la maggior parte delle altre culture asiatiche.

Basandosi sulla categorizzazione delle culture di Hall, Richard Lewis ha ulteriormente ampliato i tipi di culture basati su stili di comunicazione non verbale e verbale diversi. Questa classificazione culturale è chiamata “The Lewis Model” ed include anche un test che gli individui possono fare per determinare il proprio stile di comunicazione culturale. Nel modello, Lewis delinea tre categorie, di cui una rappresenta la cultura del contatto, mentre le altre due sono una biforcazione delle culture senza contatto. Vediamole di seguito:

Multi-attivo: questo sottotipo rappresenta le culture di contatto, dove le persone sono calde e impulsive. Gli individui sono entusiasti ed esprimono le loro emozioni in modo acceso raccontando storie personali ed emotive. Il loro entusiasmo è evidente nel modo in cui interrompono ogni flusso di conversazione. Questo tipo di persone sono impulsive ed apertamente impazienti. Esempi di queste culture sono quelle del Brasile, del Messico e della Grecia.

Attivo – lineare: È un sottoinsieme delle culture senza contatto ed è caratterizzato da azioni fredde, logiche e decise degli individui. Le persone con questo tipo di cultura tendono ad essere talmente dirette che spesso sono percepite come impazienti. Il loro comportamento generale è riservato. Includono culture come le culture nord-americane e del nord Europa.

Reattivo: È l’altro sottoinsieme delle culture senza contatto. Le persone che ne fanno parte sono accomodanti e non conflittuali. Sono per lo più calme e non istigano o incoraggiano comportamenti aggressivi. Apprezzano il decoro e la diplomazia piuttosto che le emozioni per condurre le attività quotidiane. Sono ascoltatori molto pazienti e mostrano una comunicazione non verbale piuttosto neutra con espressioni poco marcate. Questo tipo include le culture del Vietnam, Cina e Giappone.

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    Bibliografia

    Ekman, P. e Friesen, W. (1978). Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement of Facial Movement. Consulting Psychologists Press, Palo Alto.

    Hjortsjo, C. H. (1970). Man’s face and mimic language. Lund: Studentliterature.

    Legisa J. (2015). Ti leggo in volto. Tecniche e metodi di analisi scientifica delle espressioni facciali. Armando Editore.

    Legisa J. et al. (2015). Body Coding System. In press.

    Altman I., Vinsel A.M. (1977) Personal Space. In: Altman I., Wohlwill J.F. (eds) Human Behavior and Environment. Springer, Boston, MA

    Nicolai Marquardt & Saul Greenberg (2012). Informing the Design of Proxemic Interactions. IEEE Pervasive Computing, 11(2), pp 14-23

    https://www.academia.edu/17812341/Edward_t_hall_-_the_hidden_dimension

    
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