La comunicazione non verbale: intensità del sorriso e longevità

  • 06-02-2019
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Moltissimi professionisti della salute sono interessati a comprendere quale sia la formula per vivere più a lungo.

Ultimamente stanno prendendo sempre più piede professioni che si basano su visioni alternative della medica per la cura di problemi fisici.

La professione dell’iridologo, ad esempio, è basata sullo studio dell’iride per la diagnosi di malesseri. L’integrazione di queste discipline con lo studio delle emozioni è fondamentale in quanto permette di avere una visione più completa della problematica. Vediamo di seguito uno studio interessante su come le emozioni possano influenzare la longevità.

Michael Dufner e i suoi colleghi (2018) hanno voluto verificare se un elemento della comunicazione non verbale, ossia il sorriso, potesse essere un buon predittore della longevità replicando ed espandendo i risultati di una precedente indagine (Abel & Kruger, 2010) su un gruppo di giocatori di baseball professionisti.

Nello studio del 2010, gli osservatori valutavano le foto di ciascun uomo in base all’intensità del sorriso giudicando il grado di felicità. I risultati indicarono una correlazione tra longevità e qualità del sorriso,

La rianalisi nell’indagine di Dufner ed altri (2018) su un campione un po ‘più ampio ha permesso di considerare possibili influenze sulla relazione tra sorriso e longevità, incluso, soprattutto, l’anno della nascita dei partecipanti allo studio. Anche nello studio di Dufner e colleghi le persone che sorridevano di più avevano una vita più lunga ma l’effetto è scomparso quando gli autori hanno preso in considerazione il loro anno di nascita.

Gli autori infatti riferiscono che quando hanno considerato che non era comune per i giocatori di alcune annate sorridere nelle fotografie e che questi giocatori avevano anche un’aspettativa di vita ridotta, il sorriso ha cessato di essere un predittore della mortalità.

Questa replica dello studio ci fa capire che nella scienza è necessario avere più dati prima di giungere a conclusioni che possono non essere del tutto attendibili.

Detto questo bisogna anche dire che i risultati nulli non significa che la comunicazione non verbale non sia importante. In entrambi gli studi, i giocatori di baseball con i più grandi sorrisi hanno ricevuto valutazioni più positive: il sorriso, quindi, comunica il livello di felicità di una persona e come viene giudicata dal mondo esterno.

Utilizzando tecniche di analisi specifiche possiamo capire se siamo di fronte ad un sorriso vero quindi ad alta intensità o ad un sorriso falso e quindi a bassa intensità.

Per vedere come funzionano le tecniche di analisi della comunicazione non verbale e riuscire a riconoscere tutti i diversi tipi di sorrisi vi rimandiamo all’articolo del nostro blog: “Comunicazione non verbale: tutte le tipologie di sorriso”

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    Bibliografia

    Abel, E. L., & Kruger, M. L. (2010). Smile intensity in photographs predicts longevity. Psychological Science, 21, 542–544

    Dufner, M., Brümmer, M., Chung, J. M., Drewke, P. M., Blaison, C., & Schmukle, S. C. (2018). Does smile intensity in photographs really predict longevity? A replication and extension of Abel and Kruger (2010). Psychological Science, 29(1), 147-153.

    Ekman, P. e Friesen, W. (1978). Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement

    Ekman, P. (2007) Emotions revealed.  New York: Holt.

    Hjortsjo, C. H. (1970). Man’s face and mimic language. Lund: Studentliterature.

    Lamer A.S., Reeves L.S., Weisbuch M. (2015). The nonverbal environment of self-esteem: Interactive effects of facial-expression and eye-gaze on perceivers’ self-evaluations. Journal of Experimental Social Psychology, 56, pp.130–138

    Legisa J. (2015). Ti leggo in volto. Tecniche e metodi di analisi scientifica delle espressioni facciali. Armando Editore.

    Legisa J. et al. (2015). Body Coding System. In press.

     

    
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