L’influenza degli stereotipi professionali sul riconoscimento delle emozioni

  • 19-09-2019
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Gli stereotipi sono delle scorciatoie cognitive che portano il nostro cervello a scegliere velocemente ma senza considerare tutte le variabili che entrano in gioco per fare quella determinata scelta. In poche parole, scegliamo e valutiamo in maniera poco oggettiva. Questa modalità può portare a grosse problematiche soprattutto in quei lavori in cui è necessario prendere decisioni razionali e ponderate. La miglior tecnica per liberarsi dagli stereotipi è essere consapevoli della loro esistenza per evitare che essi guidino troppo le nostre scelte.

 

Lo stereotipo di genere è quello più conosciuto che porta a generalizzare le caratteristiche di donne e uomini e valutare senza oggettività ad esempio una scelta di carriera.

Gli stereotipi hanno una grande influenza sulla valutazione del comportamento di una persona e influenzano anche la valutazione della comunicazione non verbale che attribuiamo ad una persona. Se pensiamo, ad esempio, che una donna non può provare rabbia tenderemo a non vederla anche quando essa è presente. Proprio per questo motivo è importante conoscere tecniche di valutazione della comunicazione non verbale oggettive che possano eliminare la probabilità di valutare in modo soggettivo. 

La ricerca di Hareli e colleghi (2013) ha l’obiettivo di valutare in che modo gli stereotipi professionali, in particolare lo stereotipo sui medici, possono influenzare la percezione di quanto questa categoria possa provare emozioni. Per fare questo, 60 uomini e donne avevano il compito di giudicare le emozioni delle donne che esprimevano felicità, rabbia, tristezza o un’espressione neutra e i cui volti erano scoperti o coperti con una maschera chirurgica, un niqab o un cappello e una sciarpa tali che solo la parte del viso intorno agli occhi era visibile. 

In linea con lo stereotipo professionale, le donne vestite da dottori sono state percepite molto competenti ma anche trattenute dal punto di vista emotivo in modo tale da essere classificate come in grado di sperimentare livelli più bassi di emozioni rispetto alle stesse donne che indossavano altre coperture del viso o con il viso scoperto.

Anche se questa ricerca è stata effettuata solo sulle donne e quindi bisognerebbe ampliare i dati anche alla categoria maschile abbiamo visto come, senza tecniche di analisi oggettive, gli stereotipi influenzano la valutazione che diamo alla comunicazione non verbale.

NeuroComScience nasce nel 2012 con l’intento di portare in Italia le tecniche di analisi comportamentale impiegate dagli anni settanta negli Stati Uniti come ausilio alle attività di polizia, di intelligence ma anche di selezione e valutazione del personale, educazione e clinica. Il team di analisti coordinato dalla fondatrice di NeuroComScience, dottoressa Jasna Legiša, utilizza una metodologia di analisi del tutto peculiare unendo tecniche già collaudate ed altre create in maniera autonoma attraverso la sperimentazione in laboratorio. Il risultato è una prassi di indagine innovativa che permette di profilare in maniera veloce e precisa i soggetti esaminati fornendo molte più informazioni rispetto a quelle ottenibili con le tradizionali metodologie di analisi. Gli analisti di Neurocomscience garantiscono le loro consulenze in molti diversi campi.

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    Bibliografia

    Hareli S., David S. & Hess U. (2013). Competent and Warm but Unemotional: The Influence of Occupational Stereotypes on the Attribution of Emotions. Journal of Nonverbal Behavior, 37:4, pp- 307-317.

    
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