La Comunicazione ed i suoi Elementi costitutivi

  • 16-02-2019
  • Amministratore

Comunicare, dal latino “communicare”, derivato di “communio“; e quindi, in senso più esteso “rendere noto, fare sapere” e ancora “rendere di pubblica ragione, divulgare”.

Vi sono degli elementi imprescindibili (e quindi sempre presenti) all’interno di una comunicazione, tali sono gli Assiomi, elaborati dalla scuola di Palo Alto (California), di cui l’esponente capitale fu P. Watzlawich (“La pragmatica della comunicazione umana”, 1967, Astrolabio, 1971).

 

 

Sinteticamente:

1° assioma: “E’ impossibile non comunicare”. Esiste difatti la comunicazione paraverbale e quella non-verbale.

2° assioma: La metacomunicazione, presente in ogni comunicazione, andrebbe a “definire” i rapporti tra le persone coinvolte.

3° assioma: La punteggiatura, utilizzata dalle persone che comunicano, regolano e variano i flussi comunicativi.

4° assioma: Si comunica attraverso le parole con la comunicazione digitale, e con le immagini ed i segni grazie alla comunicazione analogica.

5° assioma: nella Pragmatica Comunicativa la simmetria indica la tipologia comunicativa di soggetti sullo stesso piano; e la complementarietà quella di emettente/i e ricevente/i non sullo stesso piano.

L’enucleare questi Assiomi permette anche di comprendere più agevolmente che un’alterazione dell’utilizzo degli stessi od una (dis)funzionalità al loro interno può arrecare impasse comunicativa e, quindi, Bias cognitivi.

I bias cognitivi sono, per l’appunto, modalità alterate ed alteranti la comunicazione (umana) stessa, e si traducono ad esempio nella:

Lettura del pensiero: dedurre senza fondatezza quello che l’altra persona avrebbe nella propria mente (e che deve ancora esporre);

Doverizzazione: approcciarsi nella interazione con l’altro dando per scontato che il soggetto con cui comunichiamo possa e debba agire ed esporre idee nel modo a noi più gradito e “riconoscibile”;

Generalizzazione: effettuare dai ragionamenti specifici dell’altro indebite contaminazioni concettuali (e non) anche su tante altre aree tematiche;

Minimizzazione: trattare superficialmente il contenuto comunicativo del soggetto altro da noi, quale antipodo della empatia e compassione (cum-pathos).

Linguaggio e Neuroscienze: mi sembra interessante oltre che (gnosologicamente) esaustivo richiamare anche alcuni cenni di neuroscienze per ricordare quali aree (e lobi cerebrali relativi) siano deputate alla produzione e comprensione del linguaggio.

Le aree coinvolte nella produzione e comprensione del linguaggio sono rispettivamente la Corteccia motoria supplementare, l’Area di Broca e l’Area di Wernicke.

 

Area di Broca: quale parte dell’emisfero dominante (che per la maggior parte di noi è il sinistro). Corrisponde alla area 44-45 di Brodman. Essa è coinvolta nella elaborazione del linguaggio. Il discorso, qui, viene formato ed espresso grammaticamente e linguisticamente.

L’area di Broca non si limiterebbe a trasformare il discorso-dialogo interno, in un insieme di comandi diretti allo apparato fonatorio; ma si occuperebbe della elaborazione grammaticale della lingua per l’appunto, ad esempio.

 

L’area di Wernicke: quale parte del lobo temporale coinvolta, invece, nella comprensione del linguaggio. Essa corrisponde alla area 22 di Brodman.

Le due aree sono unite da un percorso neurale, definito Fascicolo Arcuato.

Componenti dell’Atto Comunicativo

1 Messaggio: storia o spiegazione o idea, ad esempio;

2 Codice: è la forma comunicabile del messaggio, e può essere esclusivamente linguistico o no (simboli matematici, diagrammi, gesti, disegni…). In ogni caso è fondamentale che il codice utilizzato appartenga al background culturale ed esperienziale del ricevente;

3 Parlante: colui che concepisce il messaggio;

4 Canale: quale insieme di trasformazioni che il messaggio subisce: come ad esempio una serie di movimenti degli organi di fonazione che si traducono in onde sonore (o elettriche nella telefonata) e poi in movimenti del timpano nell’orecchio del ricevente, in impulsi nervosi nel nervo acustico ed infine in percezioni sonore;

5 Ricevente: colui che utilizzando il codice ricostruisce il messaggio nella propria mente, comprendendolo;

6 Feed-back: quale insieme eterogeneo di indizi o (micro) messaggi che il ricevente invia al parlante per la maggior parte delle volte inconsapevolmente. Gli indizi sono fondamentali per il parlante in quanto gli permettono (se fosse il caso) di modulare il proprio discorso. Feed-back significa difatti “nutrire all’indietro”.

Cause di Impoverimento e/o Distorsione del contenuto di un messaggio: difficoltà comunicative

Tali cause possono risiedere in ognuna delle 6 componenti comunicative analizzate precedentemente.

      1. Messaggio: la comprensibilità del messaggio è legata fortemente alle sue caratteristiche strutturali. Potrebbe accadere che le varie parti della spiegazione non vengano presentate nell’ordine corretto, ad esempio; oppure che qualche parte venga inutilmente ripetuta (ridondanza) o manchi.
        Può capitare che i rapporti logici, o causali o temporali, non siano bene evidenziati e messi in risalto. In questi casi appena esposti il messaggio incarna inevitabilmente caratteristiche disfunzionali di: confusività, disordine, lacunosità più o meno scarsa coerenza e farraginosità.
      2. Codice: se il codice non è condiviso pienamente dai due interlocutori possono nascere altresì (come al punto 1) difficoltà comunicative. Di seguito esempi in tal senso:
        – Utilizzo di un linguaggio elaborato e forbito da parte del parlante (frasi lunghe, complesse a livello sintattico, vocaboli complessi…)
        – Utilizzo di lingue diverse oppure lingua e dialetto.
      3. Parlante: atteggiamenti egocentrici possono sconfinare e comportare altrettante difficoltà comunicative. Di seguito esempi in tal senso:
        – Egocentrismo di valori: esso si traduce nel fatto che le valutazioni di eventi/attività o altro del parlante siano condivise anche dal ricevente;
        – Ritmo inadeguato per il ricevente;
        – Egocentrismo di capacità: il parlante ha la tendenza a ritenere che anche il ricevente abbia la capacità di comprendere ciò che per lui lo è.
      4. Canale: all’interno della sequenza di trasformazioni interviene un elemento disturbante che potrebbe cancellare e/o (comunque) rendere meno nitida una parte del messaggio, quale ad esempio:
        – Forte rumore che “copre” alcune parole;
        – Abbassamento di voce;
        – Disattenzione dell’ascoltatore;
        – Perdita della pagina di un libro;
        – Brusio nel telefono.
      5. Ricevente: egocentrismo di ricevente; ovvero tendenza dello stesso di ritenere che quanto compreso sia in realtà quanto c’era da capire. In questo caso il ricevente non chiede conferme, nécompie verifiche eventuali.
      6. Feed-back: può essere di 4 tipi; il primo immediato e completo in cui due persone comunicano faccia-a-faccia; ed il secondo immediato ed incompleto, in cui non possono vedersi gesti e mimica facciale; il terzo differito in cui la “risposta” può avvenire a distanza e/o nel tempo (lettera) ed il IV tipo assente del tutto. Le difficoltà rispetto al feed-back possono consistere nella scarsa capacità di coglierne gli elementi costitutivi (incompetenza – scarsa attenzione), o nel non sapere utilizzare immediatamente tale feed-back per modulare la propria attività comunicativa (vedi il continuare la trasmissione di contenuti anche in presenza di sbadigli).

 

Esempi eterogenei di Tecniche Comunicative Efficaci

Gli esempi di tecniche comunicative efficaci saranno analizzati all’interno degli elementi costitutivi la comunicazione umana che sono i 6 trattati precedentemente: messaggio – codice – parlante – canale – ricevente – feed-back.

Le difficoltà a questo livello sono di natura cognitiva.

 

  1. Messaggio: per essere efficace un messaggio dovrebbe essere caratterizzato da una struttura chiara (in cui i rapporti colleganti le varie sue parti dovrebbero essere ben evidenti, conferendo unitarietà alla struttura) e forte (articolato ed unitario).

Quanto espresso sopra viene schematicamente rappresentato sotto:

La “Bontà” della struttura del messaggio si verificherà attraverso la constatazione dell’effettiva comprensione di quest’ultimo, e della facilità con cui esso può venire ricordato nel tempo (richiamo).

  • Codice: accertarsi del “livello di possesso” del codice da parte del ricevente (R) modulando la comunicazione può essere un buon antidoto contro il pericolo di scarsa e/o erronea comprensione del messaggio stesso;
  • Parlante (P): come visto precedentemente l’atteggiamento egocentrico è assolutamente da evitare; ed in tal senso prenderne coscienza (sia in generale che nelle occasioni specifiche in cui si manifesta) è un primo passo. Il secondo è verificare (prima di avviare una conversazione o durante la stessa) lo stato della conoscenza dell’ascoltatore; ricordandosi di esplicitare elementi capitali della conversazione.
  • Canale: è fondamentale per una Comunicazione Efficace l’introduzione della verifica preliminare del buon funzionamento di certi strumenti (microfono – lavagna luminosa…), e della ridondanza (in modo sapiente): ovvero ripetizioni di concetti importanti, ma attraverso l’impiego di modalità diverse.

Di seguito diverse tipologie di ridondanza:

  • Introduttiva: individuare schematicamente all’inizio il contenuto che si tratterà;
  • Semplificativa: ripetere in “parole semplici” ciò che si è detto già in forma più elaborata;
  • Complicativa: “per esprimere in termini scientificamente più appropriati quanto ho già detto in termini di linguaggio comune, dirò che…”;
  • Esemplificativa: accompagnare con un esempio una certa tesi;
  • Concettualizzante: far seguire ad alcuni esempi un concetto, od una tesi unificante;
  • Visiva: presentare uno schema, una fotografia, un diagramma per rafforzare una spiegazione;
  • Gestuale: il gesto appropriato sottolinea un certo passaggio;
  • Conclusiva: riepilogare brevemente quanto veduto e/o trattato;
  • Introduttiva-Riepilogativa: è una variante di quella conclusiva, in cui all’interno, magari, di una storia-a-puntate si può riassumere brevemente, prima di continuare, quanto detto i giorni scorsi.
  • Ricevente (R): il ricevente può prima di tutto, auspicabilmente, mitigare il proprio atteggiamento egocentrico, avendone consapevolezza in primis. Poi allenarsi per padroneggiare un atteggiamento riflessivo atto da un lato al coglimento di ciò che si è capito, eventuali incongruenze o lacune; e dall’altro a chiedere conferma e/o chiarimenti.
  • Feed-back: rispetto a questo elemento costitutivo della Comunicazione Umana, sarebbe importante esercitarsi nel cogliere ed individuare i vari elementi del feed-back, ed a padroneggiare un’Attenzione Distribuita.

Chiaramente a tali difficoltà cognitive ve ne sono altre di natura Affettiva-Emotiva, come la presenza di un atteggiamento accademico nel parlante (P): o di pregiudizi comportanti bias cognitivi od ostilità nell’ascoltatore (R).

E di fronte ad una situazione Uno (Parlante – P) – Molti (Riceventi – R) in cui la platea è eterogenea per composizione?

 

Di norma, per una Comunicazione Funzionale, si potrebbero ricordare due principi:

  1. Tenere in considerazione gli Ascoltatori meno preparati; in tal modo da essere capiti anche da loro;
  2. Utilizzare talvolta (all’interno della stessa comunicazione) la Ridondanza Complicativa, la quale può essere apprezzata dagli ascoltatori maggiormente preparati (consistente ad esempio nell’introduzione di termini più forbiti e di concettualizzazioni eventuali).

 

Questi due principi naturalmente non si escludono a vicenda ma si integrano vicendevolmente per conferire alla comunicazione unitarietà e “forza”. Gli stessi “punti di forza” all’interno dell’atto Comunicativo se non conosciuti e padroneggiati finemente, divengono “punti di debolezza” atti ad obnubilare e compromettere contenuti e finalità.

Consultati:

“Pragmatica della comunicazione umana”, P. Watzlawich

“Introduzione alla psicologia della comunicazione”, Rumiatir, Lotto L (2007), Il Mulino, Bologna

DOTT.SSA ELENA FURLAN
https://elenafurlan.it/

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