Gli indizi di un bugiardo

  • 06-09-2021
  • Amministratore

Possiamo definire la menzogna come l’alterazione o falsificazione verbale della verità perseguita, ma con piena consapevolezza e determinazione. Una delle caratteristiche che differenzia la menzogna da altre manifestazioni, come ad esempio la finzione è la consapevolezza dell’atto (Mahon, 2008). Di conseguenza, perché si possa parlare di menzogna, devono sussistere tre criteri: il mentitore deve sapere che ciò che sta dicendo non è vero; la menzogna dev’essere un atto intenzionale; infine, il destinatario della comunicazione menzognera non dev’essere già informato che ciò che viene detto è falso (Vrji, 2008; Ekman, 2009).

Stando alle concause psicologiche e sociali la menzogna può essere identificata grazie a determinati indicatori non verbali da cui non può prescindere. Sotto il punto di vista emotivo, il mentire viene associato il più delle volte ad emozioni quali il senso di colpa, la paura o l’eccitazione, come abbiamo avuto modo di dire in uno dei precedenti articoli. Queste emozioni, in genere, cambiano il comportamento di chi dice la bugia. L’incapacità di controllare l’emozione, a livello conscio, causa determinati comportamenti inconsapevoli che ci permettono di capire se siamo o meno in presenza di una menzogna (Ekman, 2009; Zucherman et al, 1981).

Difatti, nonostante il bugiardo, nel momento in cui mente, cerchi di controllare le sue reazioni comportamentali, ve ne sono alcune che non gli è possibile governare. Tra queste vi sono i gesti compiuti sul volto e sul corpo, come il toccarsi la testa, cambiare postura, tono della voce. Questi aspetti comportamentali, uniti a quelli di tipo emotivo, diramano una serie di indicatori non verbali che ci possono confermare la presenza di menzogne, quali: elevata presenza di intercalari; errori nel parlato di tipo grammaticale o ripetizioni; tono della voce alterato; velocità del discorso inusuale; periodi di silenzi tra domanda e risposta incostanti; pause prolungate; sorrisi di circostanza; sguardo rivolto altrove; movimenti di mani, dita, gambe, piedi, tronco; sbattimento delle palpebre; spostamenti per cambiare posizione di seduta (Vriji, 2008). Tra gli elementi che permettono di riconoscere una menzogna, vi sono le espressioni facciali. Il viso, più di ogni altra cosa, può essere una fonte preziosa d’informazioni per chi vuole scoprire inganni. La mimica involontaria delle espressioni facciali, infatti, è un prodotto dell’evoluzione della specie che avviene su base prevalentemente inconscia. La menzogna si evince nel momento in cui le espressioni facciali entrano in contraddizione con le parole (Gimelli, 2012). Attraverso il volto può trasparire, pertanto, il reale stato d’animo della persona, per mezzo di mimiche della durata di una frazione di secondo (battito di occhi, movimento delle labbra, movimento degli occhi) che il soggetto compie in modo inconsapevole e inusuale, ma che gli servono per esprimere le emozioni e la verità che sta tentando di nascondere (Ekman, 2009). Questi elementi comportamentali, si uniscono agli indicatori verbali della menzogna, come dichiarazioni negative, utilizzo di termini generici, riferimenti personali, immediatezza, lunghezza della risposta, diversità lessicale, contraddizioni, che ci aiutano a discernere la menzogna da altre manifestazioni interpersonali (De Paulo et al., 2003). La capacità d’identificare e accertare la falsità e riconoscere, quindi, le manifestazioni fisiologiche dell’ingannatore risulta competenza indispensabile a chi ricopre ruoli professionali che spesso creano rapporti con persone che intendono mentire al proprio interlocutore, come gli appartenenti alle forze dell’ordine, l’investigatore, l’avvocato, lo psicologo e il criminologo. La menzogna può essere definita, quindi, come frutto dell’influenza di più variabili: fattori situazionali (utilità, vantaggi, conflitto tra soggetti, prevedibilità), caratteristiche personali del mittente (valori etici, età, tratti psicopatici e antisociali di personalità) ed interpretazioni soggettive del ricevente (opinioni, pregiudizi, grado di sospettosità e capacità di svelamento). In ambito forense, segni di menzogna possono provenire da colui che è sospettato di aver commesso un reato, ma anche durante il colloquio con la vittima (se superstite) e con i testimoni. Valido supporto agli inquirenti, per capire se il soggetto sta mentendo, è la rilevazione delle microespressioni attraverso un’osservazione accurata e l’utilizzo di strumenti audio-video.

Suggeriamo la lettura del libro “ Mentire” di Luigi Anolli (2003) , una lettura semplice e fruibile che descrive in una sintesi utile ed esaustiva tutte le conoscenze maturate in materia.

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