La gestione del dolore e la comunicazione non verbale

  • 04-02-2019
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Lo scopo del Counselling è quello di offrire al Cliente l’opportunità di esplorare e riconoscere i propri schemi d’azione e di pensiero e aumentare il livello di consapevolezzacosì da saper utilizzare al meglio le proprie risorse personali per gestirsi in  modo efficace e raggiungere un maggiore benessere. E’ importante per la figura del counselor essere a conoscenza che determinate posture possono influenzare la percezione del benessere. In questo articolo parliamo del dolore. 

In uno studio del 2012, Bohns e Wiltermuth hanno dimostrato che assumere determinate posture chiamate “Power Position” fa aumentare la soglia del dolore rendendo la sensazione spiacevole provata, più sopportabile.

Nell’ esperimento veniva fatto indossare un polsino che veniva gonfiato riducendo il flusso nel sangue al braccio e provocando dolore, i partecipanti dicevano “stop” una volta raggiunto il livello massimo di sopportazione del dolore. Metà partecipanti assumevano poi, con la loro comunicazione non verbale, le “power position” e l’altra metà le “lower position” per 20 secondi. Successivamente, veniva fatto indossare nuovamente il polsino ripetendo la prova iniziale. I risultati indicano che le persone che hanno assunto le “Power Position” nella seconda prova avevano una soglia di sopportazione del dolore più alta.

Questo esperimento suggerisce che la modifica della nostra comunicazione non verbale assumendo posizioni di forza può essere un utile strumento per la gestione del dolore.

Quali sono le posizioni di forza o “Power position”?

Le posizioni di forza sono tutte quelle posizioni che ci portano ad espandere il nostro corpo e che ci fanno sembrare più grandi e dominanti.

Ecco alcuni esempi:

Il sistema elaborato da NeuroComScience (2013), Il Body Coding System, da ad ogni movimento un codice specifico che identifica la parte del corpo che si muove e la direzione del movimento.

Nelle posture dominanti troveremo principalmente:

B1: movimenti delle braccia verso l’esterno del corpo

AB1: movimenti degli avambracci verso l’esterno del corpo

SP4: spalle verso indietro e petto in fuori

C1: cosce divaricate

T11 e T3: tronco raddrizzato e tronco in avanti

Quali sono le espressioni facciali dominanti?

Le espressioni facciali dominanti sono riconducibili alle emozioni primarie di gioia e rabbia.

Per vederle clicca qui.

 

Quali sono le posizioni di debolezza o “Lower position”?

Le posizioni di debolezza o “Lower position” sono tutte quelle posizioni che ci costringono a stare rannicchiati o comunque ci fanno sentire più piccoli

Ecco alcuni esempi:

Nelle posture non dominanti troveremo principalmente:

B2: movimenti delle braccia verso l’interno del corpo

AB2: movimenti degli avambracci verso l’interno del corpo

SP3: spalle verso avanti e petto verso l’interno

SP6: spalle verso il basso

C2: cosce incrociate

T10: tronco incurvato

Quali sono le espressioni facciali non dominanti?

Le espressioni non dominanti sono riconducibili alle emozioni di tristezza, paura e disgusto.

Per vederle clicca qui.

Attenzione quindi a come muoviamo il nostro corpo perché anche la nostra comunicazione non verbale può influenzare il nostro benessere e la sensazione di fastidi fisici.

 

 

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    Bibliografia

    Bohns, V., & Wiltermuth, S. (2012). It hurts when I do this (or you do that): Posture and pain tolerance. Journal of Experimental Social Psychology, 48, 341-345

    Dana R. Carney, Amy J.C. Cuddy, and Andy J. Yap (2010). Power Posing: Brief Nonverbal Displays Affect Neuroendocrine Levels and Risk Tolerance. Psychological Science XX(X) 1-6.

    Ekman, P. e Friesen, W. (1978). Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement of Facial Movement. Consulting Psychologists Press, Palo Alto.

    Hjortsjo, C. H. (1970). Man’s face and mimic language. Lund: Studentliterature.

    Legisa J. (2015). Ti leggo in volto. Tecniche e metodi di analisi scientifica delle espressioni facciali. Armando Editore.

    Legisa J. et al. (2015). Body Coding System. In press.

    http://www.psychiatryonline.it/node/4603

     

     

     

    
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