Distanza fisica e persuasione, comunicazione non verbae

  • 11-06-2019
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Edward T. Hall nel 1966 scrisse il libro “The Hidden Dimension” in cui descrive come le diverse culture usano lo spazio e l’ambiente fisico. L’uso dello spazio anche chiamato prossemica viene inserito all’interno della comunicazione non verbale.

Nel suo studio, egli ha individuato quattro distanze, che delimitano altrettante “zone”, di comunicazione:

  1. la zona intima (0 – 45 cm): Questo livello di distanza fisica spesso indica una relazione stretta tra gli individui. Spesso si verifica durante un contatto intimo come abbracciare, sussurrare o toccare.
  2. la zona personale (45 – 120 cm): di solito avviene tra persone che sono familiari o amici intimi. Corrisponde alla distanza necessaria per una stretta di mano.
  3. la zona sociale (120 – 350 cm): è spesso usata con conoscenti. Con qualcuno che conosci abbastanza bene, come un collega che vedi diverse volte alla settimana, potresti sentirti più a tuo agio a interagire a una distanza più ravvicinata. Questa distanza è indicata per persone che non si conoscono bene e si vedono raramente.
  1. la zona pubblica (oltre i 350 cm): è spesso utilizzata nelle situazioni in cui si parla in pubblico. Parlare di fronte a una classe piena di studenti o fare una presentazione al lavoro sono buoni esempi di tali situazioni.

 

Albert & Dabbs, riprendendo il concetto della distanza elaborato da Hall, vollero capire gli effetti delle diverse distanze tra emittente ed ascoltatore sul processo di comunicazione e persuasione.

Per fare questo un oratore amichevole ed uno ostile hanno inviato due messaggi persuasivi ad una persona seduta a tre diverse distanze da lui (30-60 cm; 120-150 cm; 425-460 cm).

I risultati indicano che l’atteggiamento è variato linearmente con la diminuzione della distanza diventando negativo quando l’oratore ostile era molto vicino. L’attenzione al contenuto del messaggio era maggiore quando la distanza era intermedia mentre per distanze ravvicinate e quelle lontane l’attenzione si spostava sull’aspetto fisico dell’oratore. Inoltre, anche la competenza del comunicatore era stata giudicata più positiva quando il messaggio veniva inviato ad una distanza media.

Questo studio è interessante perché permette di mettere in luce un altro elemento della comunicazione non verbale, molte volte sottovalutato, ossia la prossemica e quindi la distanza che manteniamo con l’altra persona quando comunichiamo. Avvicinarsi troppo o stare troppo distanti sembrerebbe non essere molto efficace in termine di arrivo a destinazione del messaggio. Ovviamente oltre a questa considerazione, nel momento in cui ci si avvicina all’altro bisogna sempre considerare la reazione della persona al nostro avvicinamento e adeguarsi in base alla sua comunicazione non verbale.

 

 

 

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    Bibliografia

    Ekman, P. e Friesen, W. (1978). Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement of Facial Movement. Consulting Psychologists Press, Palo Alto.

    Hjortsjo, C. H. (1970). Man’s face and mimic language. Lund: Studentliterature.

    Legisa J. (2015). Ti leggo in volto. Tecniche e metodi di analisi scientifica delle espressioni facciali. Armando Editore.

    Legisa J. et al. (2015). Body Coding System. In press.

    Albert, S., & Dabbs, J. M. (1970). Physical distance and persuasion. Journal of Personality and Social Psychology, 15(3), 265–270.

    Altman I., Vinsel A.M. (1977) Personal Space. In: Altman I., Wohlwill J.F. (eds) Human Behavior and Environment. Springer, Boston, MA

     

    
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