UNO STUDIO PILOTA PER INDAGARE SE LA FORMAZIONE IN MICROESPRESSIONI MIGLIORI IL RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI NELLA SCHIZOFRENIA.

  • 11-01-2015
  • Amministratore

I deficit nel riconoscimento delle emozioni facciali sono una caratteristica della schizofrenia (Hooker & Park, 2002) e sono stati esplorati in una serie di studi empirici (Sachs, Steger-wuchse, Kryspin-Exner, Gur, e Katschnig, 2004; Kohler et al., 2003).
I pazienti con schizofrenia sono lenti a raccogliere segnali visivi (non verbali in genere e microespressioni) e sono soggetti ad errori di giudizio durante l’identificazione delle emozioni. Anomalie nella raccolta di dati (valutati utilizzando percorsi di scansione visivi) possono essere causa di questi deficit (Loughland, Williams, e Gordon, 2002) e possono fornire una via d’intervento.
Il METT è un CD-ROM di addestramento nel riconoscimento delle emozioni e delle microespressioni attualmente disponibile come strumento di formazione per le forze di polizia del Regno Unito (Ekman 2003). Questo particolare strumento è stato scelto in quanto rappresenta la formazione sulle emozioni per gli adulti, con validati stimoli sulle emozioni facciali e sulle microespressioni, che può essere completato in una sola sessione sotto il controllo del soggetto stesso. Non è necessaria nessuna formazione ulteriore per gestire o completare il METT, e ciò aumenta quindi la possibilità che questo strumento possa essere utilizzato in modo indipendente dal soggetto in un servizio clinico, come parte di un intervento terapeutico in corso o in ambiente domestico da parte di soggetti che sono adeguatamente motivati o supportati.
Hanno partecipato a questa ricerca 20 persone (9 maschi, 11 femmine) che soddisfacevano la classificazione internazionale delle malattie versione 10 ICD-10 dei criteri di schizofrenia (valutati da un consulente psichiatra e documentati nelle note cliniche), che sono stati reclutati in strutture di riabilitazione ad alto supporto e in servizi per pazienti dimessi del South Londra e Maudsley (SLAM) NHS Trust (15 partecipanti) e Belief Formation Register of Macquarie Centre for Cognitive Sciences, Sydney, Australia (5 partecipanti, età media del gruppo combinato = 38,05 anni).
Tutti i pazienti sono stati medicalizzati con dosi stabili a lungo termine di antipsicotici atipici. I sintomi sono stati valutati utilizzando la Assessment of Positive Symptoms (Andreasen, 1984) e la Scale for the Assessment of Negative Symptoms (Andreasen, 1982), inoltre è stato utilizzato il METT (www.emotionsrevealed.com). Al gruppo di controllo hanno partecipato altrettanti soggetti senza disturbi.
Nella valutazione pre-test i partecipanti hanno visto 14 esempi di microespressioni di emozioni (2 ciascuna di gioia, rabbia, tristezza, disgusto, paura, sorpresa e disprezzo). Le microespressioni sono rapide (15 millisecondi) e iniziano e terminano con un volto neutro; dopo aver visto ogni microespressione i partecipanti sceglievano una delle sette etichette emotive.
Il primo esercizio della formazione sulle microespressioni mostra quattro coppie di emozioni comunemente confuse in una sequenza video al rallentatore (rabbia/disgusto, disprezzo/gioia, paura/sorpresa, paura/tristezza). Le distinzioni importanti tra le espressioni sono contrapposte e spiegate con frasi tipo:”concentrati osservando come la bocca è più arrotondata nella sorpresa mentre nella paura c’è più tensione e le labbra sono allungate orizzontalmente”. Alla fine di ogni video formativo veniva visualizzata l’espressione emotiva completa come immagine fissa.
Nella sessione pratica (28 prove) i partecipanti etichettavano le microespressioni con un feedback stabilito; quando non erano corrette veniva visualizzato un fermo immagine dell’emozione e l’individuo poteva ripetere la selezione il numero di volte necessario (registrata come il numero di tentativi).
Il compito post-formazione utilizzava volti alternativi per visualizzare quattro coppie di espressioni e microespressioni comunemente confuse: i partecipanti dovevano abbinare 50 fotografie singole di gioia, tristezza, rabbia, disgusto e volti neutri (Ekman e Friesen, 1976) a una di due scelte.

Le difficoltà di riconoscimento di emozioni e microespressioni in pazienti dimessi medicalizzati affetti da schizofrenia possono essere migliorate (a breve termine) con un intenso intervento durante una sessione singola. Il cambiamento nelle prestazioni è stato simile tra gruppo di pazienti e gruppo di controllo anche se il gruppo dei pazienti ha necessitato di più prove del METT per avere dei miglioramenti simili al gruppo di controllo. Interventi informatici gestiti da pazienti possono essere quindi un utile complemento al trattamento clinico per contribuire a migliorare il riconoscimento delle emozioni e delle microespressioni. Ciò prova il contributo della formazione con microespressioni alla competenza sociale complessiva.
 

(Tratto dalla rivista scientifica British Journal of Clinical Psychology, 2006 by Tamara A. Russell, Elvina Chu and Mary L. Phillips)


Share This