LA TENEREZZA E’ UN’EMOZIONE DI BASE?

  • 31-10-2014
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Un fenomeno affettivo non può essere considerato un’emozione di base se contemporaneamente si ”prova” un altro tipo di emozione.
Per quanto riguarda la tenerezza, non poteva essere considerata un’emozione di base a meno che non disponesse di una propria, unica esperienza soggettiva.

Il ricercatore che ha proposto questo studio ha trovato le prove della particolarità fisiologica ed espressiva della tenerezza in una varietà di culture. Negli studi con partecipanti cileni e danesi, Bloch ed i suoi colleghi (Bloch et al 1991, 1987;. Santiba’nez e Bloch 1986) hanno rilevato che la tenerezza è stata associata ad un esempio specifico di respirazione, di postura del corpo e di espressioni del viso, che erano diverse da quelle proprie delle emozioni di gioia, rabbia, tristezza, paura ed eccitazione sessuale. In particolare, la respirazione è lenta, l’inspirazione e l’espirazione avvengono attraverso il naso e c’è una leggera pausa alla fine della espirazione. Il tono muscolare generale è rilassato, il busto è leggermente inclinato in avanti, la testa è inclinata lateralmente, c’è un leggero sorriso e lo sguardo è diretto verso un oggetto. Santiba’nez e Bloch (1986) hanno anche scoperto che mentre la gioia, la rabbia, la tristezza, la paura e l’eccitazione sessuale producono un aumento della frequenza cardiaca, la tenerezza invece ne presenta una diminuzione.
In un altro studio, gli osservatori francesi erano in grado di distinguere efficacemente le espressioni facciali e posturali della tenerezza da quelli di gioia, rabbia, tristezza, paura ed eccitazione sessuale (Lemeignan et al. 1992).
Lishner (2003) ha riportato una rianalisi dei dati da un precedente esperimento nella quale dimostra che leggere la storia di un essere umano adulto crea meno tenerezza rispetto a leggere la stessa storia che riguardi però un bambino, un cane o un cucciolo. Anche se questo modello è più affidabile tra le donne rispetto agli uomini. Inoltre i risultati di Lishner suggeriscono che l’esperienza della tenerezza è distinta dall’esperienza di simpatia o di gioia.
Data la qualità piacevole della tenerezza è possibile che le persone che segnalavano questa sensazione riferissero inoltre di provare gioia. Questa ipotesi intuitiva potrebbe essere uno dei motivi per cui i teorici non considerano la tenerezza come un’emozione di base. Il ricercatore di questo studio assumeva una correlazione positiva tra tenerezza e gioia. Tuttavia è possibile che questa correlazione non sia dovuta alla mancanza di un’esperienza soggettiva distinta della tenerezza; invece una correlazione positiva tra la gioia e la tenerezza potrebbe riflettere il fatto che molte situazioni richiedano entrambe le emozioni. E’ anche possibile che la gente usi la parola ”gioia” per riferirsi a piacevoli sensazioni in generale ma, se richiesto, sia in grado di distinguere la gioia dalla tenerezza.
Pertanto creare un esperimento che utilizzi degli stimoli che precludano selettivamente l’esperienza della gioia o della tenerezza potrebbe migliorare la possibilità di rilevare una distinzione soggettiva tra le due emozioni, sempre se tale distinzione esistesse. La domanda allora è: che tipo di stimoli possono selettivamente precludere la gioia o la tenerezza? Una possibile risposta a questa domanda potrebbe venire dalle nozioni intuitive che la gioia è l’opposto di tristezza e che la tenerezza è l’opposto della rabbia.
Lorr e McNair (1988), per esempio, hanno riferito la scoperta di sei fattori dell’umore bipolare: un fattore aveva come poli ”euforia” (gioia) e ”depressione” (tristezza). Mentre i poli di un altro fattore erano ”piacevolezza” (tenerezza) e ”ostilità” (rabbia). Ci sono diversi modi di interpretare questo tipo di risultati: la prima interpretazione è che i due poli di ogni fattore rappresentano gli estremi opposti di un unico processo. Un’altra interpretazione è che le emozioni come la gioia e la depressione sono il risultato di diversi processi che in qualche modo si inibiscono reciprocamente.
In terzo luogo, si potrebbero vedere questi risultati come la testimonianza del fatto che le situazioni che inducono un’emozione polare normalmente non provocano l’emozione considerata suo opposto.
Secondo questa interpretazione, la tristezza non è necessariamente opposta alla gioia, esse tendono a verificarsi in diverse situazioni.
Qualunque sia l’interpretazione, sembra che gli stimoli che inducono certe emozioni tendano anche ad escludere l’esperienza di altre emozioni specifiche. Se questo fosse il caso, e in particolare se la rabbia precludesse la tenerezza e la tristezza precludesse la gioia, allora aggiungendo caratteristiche della rabbia ad uno stimolo di gioia e delle caratteristiche tristi ad uno stimolo di tenerezza aumenterebbe il contrasto tra la gioia e la tenerezza.

All’esperimento che viene descritto nell’articolo hanno partecipato 147 studenti (di cui 86 femmine) del dipartimento di psicologia della University of North Texas; l’età media era di 22 anni e maschi e femmine sono stati assegnati in modo casuale ed in orari diversi. I partecipanti osservavano delle scene prese da alcuni film o telefilm progettate per indurre una condizione stimolo (ironico, divertente, pietoso, carino, o neutro) e successivamente rispondevano ad un questionario.

I risultati mostrano che la tenerezza non è semplicemente un generico stato d’animo positivo, come dimostrato dal fatto che le diverse condizioni sperimentali hanno portato o ad emozioni di tenerezza e gioia (con i video carini), o ad emozioni di tenerezza senza la gioia (con i video pietosi) o ad emozioni di gioia senza tenerezza (con i video divertenti ed ironici). Quindi se la tenerezza e la gioia sono emozioni diverse, esse possono anche avere differenti conseguenze cognitive e comportamentali.
Una scoperta interessante di questo studio è stata che la scena ironica ha indotto livelli significativi di rabbia solo tra i maschi. La spiegazione più semplice sarebbe che i maschi sono più inclini a sperimentare e/o segnalare la rabbia, mentre un’altra possibilità era che era più facile per gli uomini identificarsi con il personaggio maschile nella scena.
Questi risultati suggeriscono che l’esperienza personale di tenerezza è distinta da quella della gioia.
Insieme, questi risultati sono coerenti con la visione di tenerezza come un’emozione distinta, elementare, che può essere considerata della stessa categoria della rabbia, della paura, della gioia e della tristezza, ma purtroppo i risultati non risolvono la questione se la tenerezza sia un’emozione di base.
 

(Tratto dalla rivista scientifica Motivation & Emotion, 2010 by Juan Pablo Kalawski)


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