Il ruolo del contesto nella percezione emotiva

  • 20-04-2018
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Le espressioni facciali sono uno dei più importanti canali comunicativi attraverso cui poter comprendere gli stati emotivi altrui (Ekman, 1992, 1993; Izard, 1994) ma, purtroppo, esiste solo una piccola correlazione tra l’abilità percepita e quella effettivamente dimostrata nel riconoscere le emozioni.

Per potenziare questa nostra capacità è importante usare un metodo che ci permetta non solo di migliorare la nostra intelligenza emotiva ma anche di non farci influenzare dal contesto in cui ci troviamo. Infatti, anche se finora la maggior parte degli studi sull’interpretazione delle espressioni facciali si è focalizzata su stimoli isolati (come per esempio fotografie di volti), ci sono evidenze che dimostrano come la nostra esperienza percettiva durante le interazioni sociali dipenda da elementi contestuali come l’ambiente circostante, i movimenti del corpo, le nostre aspettative e le nostre convinzioni (de Gelder et al., 2006).

In questo contesto troviamo l’effetto Kulešov e l’effetto contrasto.

L’effetto Kulešov

Già all’inizio del secolo scorso il regista sovietico Lev Vladimirovič Kulešov dimostrò come il contesto possa alterare l’interpretazione della mimica facciale, grazie ad un’esperimento dove la visione di un volto emotivamente neutro veniva associata a tre diversi contesti emotivi: uno felice (il filmato di una bambina che gioca), uno triste (una donna in una bara) ed uno appetitoso (la visione di una pietanza) (Kuleshov, 1974; Barratt et al., 2016). Dai risultati emerse che il volto neutro veniva percepito come l’espressione di un’emozione congruente a quella comunicata dal filmato associatovi (ovvero il contesto emotivo).

Qui potete trovare una riproduzione dell’esperimento.

Lo stesso effetto è stato recentemente testato anche da Calbi e collaboratori (2017) in uno studio similare, dove varie espressioni facciali (emotivamente neutrali) sono state intervallate da sequenze cinematografiche contenenti stimoli neutri, di paura o di felicità. Anche in questo caso i risultati hanno evidenziato come le persone tendano a categorizzare le espressioni facciali neutre in una categoria emotiva congruente al contesto ad esse associato. Quando quest’ultimo era caratterizzato da stimoli inerenti all’emozione della paura i partecipanti tendevano a percepire sui volti target emozioni principalmente negative (di cui la paura era la scelta più ricorrente). Quando invece il contesto faceva riferimento ad una situazione di felicità i partecipanti tendevano a scegliere emozioni positive. Nella condizione di controllo, con un contesto neutro, i partecipanti non hanno manifestato particolari percezioni emotive.

Questo effetto viene utilizzato spesso nel cinema: ecco un esempio tratto da Shame di Steve McQueen, dove il comportamento della donna (Lucy Walters) influenza la nostra interpretazione del volto e dei pensieri del protagonista (Michael Fassbender):

 

L’effetto contrasto

L’effetto contrasto invece è un fenomeno, studiato da Marian e Shimamura (2013), dovuto al fatto che nella realtà la mimica facciale è in continuo movimento. Gli autori, in particolare, hanno osservato come le espressioni dinamiche che culminano in un’espressione neutra vengano valutate in modo diverso a seconda della configurazione iniziale del viso. Un volto neutro, precedentemente caratterizzato da un’espressione di rabbia, viene valutato più positivamente rispetto a quando la stessa espressione neutra è anticipata da un sorriso, dove si ha invece un effetto contrario. Un’identica espressione sembra quindi assumere una valenza diversa a seconda del suo contesto temporale, ovvero dall’espressione precedente.

Questi esempi evidenziano dunque la nostra sensibilità contestuale nel riconoscimento emotivo e l’importanza di studiare tali meccanismi in condizioni ecologicamente valide, utilizzando tecniche e metodi dall’approccio scientifico a garanzia di una maggiore oggettività.

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    Riferimenti

    Barratt, D., Rédei, A. C., Innes-Ker, Å., & Van De Weijer, J. (2016). Does the Kuleshov effect really exist? Revisiting a classic film experiment on facial expressions and emotional contexts. Perception, 45(8), 847-874.

    Calbi, M., Heimann, K., Barratt, D., Siri, F., Umilta, M. A., & Gallese, V. (2017). How context influences our perception of emotional faces: a behavioural study on the Kuleshov effect. Frontiers in Psychology, 8, 1684.

    de Gelder, B., Meeren, H. K., Righart, R., Van den Stock, J., van de Riet, W. A., & Tamietto, M. (2006). Beyond the face: exploring rapid influences of context on face processing. Progress in brain research, 155, 37-48.

    Ekman, P. (1992). An argument for basic emotions. Cognition & emotion, 6(3-4), 169-200.

    Ekman, P. (1993). Facial expression and emotion. American psychologist, 48(4), 384.

    Izard, C. E. (1994). Innate and universal facial expressions: evidence from developmental and cross-cultural research.

    Kuleshov, L. V. (1974). Kuleshov on film: writings. Univ of California Press.

    Marian, D. E., & Shimamura, A. P. (2013). Contextual influences on dynamic facial expressions. The American journal of psychology, 126(1), 53-66.

    
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