QUANDO UNA BUGIA NON È UNA BUGIA?

  • 06-11-2014
  • Amministratore

Mentre l’onestà è notevolmente enfatizzata nelle pratiche di educazione dei bambini cinesi, le bugie sono ampiamente approvate se usate per il bene della collettività e per mantenere relazioni interpersonali.
Lo studio esamina come le madri cinesi da una parte insegnino ai loro bambini l’onestà e contemporaneamente li aiutino a sviluppare appropriate abilità ingannevoli, quali le bugie, da utilizzare in situazioni che si sviluppano nel contesto di tutti i giorni. Nella cultura cinese, anche se l’onestà è valutata esplicitamente, dire la verità assoluta è visto come semplicistico ed ingenuo, ed è spesso deriso. Nei rapporti interpersonali cinesi, le bugie legano le persone: le relazioni sono più importanti della verità superficiale. Poiché dire bugie è una pratica sociale diffusa, i genitori devono insegnare ai loro bambini sia a mentire sia a individuare le bugie degli altri (Blum, 2007).

Studi cross-culturali hanno identificato la parola guan o guan jiao come l’elemento chiave nell’educazione dei bambini cinesi. Anche se la parola cinese guan è un concetto piuttosto complesso, alcuni ricercatori l’hanno definita come l’organizzazione e la cura dei figli attraverso l’educazione; questo significa che i genitori devono sorvegliare ciò che i loro figli dicono e fanno durante le interazioni quotidiane e fornire loro indicazioni esplicite. I genitori devono anche essere pronti a bloccare immediatamente le bugie dei loro figli quando sono in conflitto con le norme culturali e le aspettative. Inoltre, la parola guan implica che i genitori devono sempre essere scrupolosi ed essere disposti a spendere tanto tempo per aiutare i loro figli a diventare membri accettabili della società.
I ricercatori mettono in evidenza la natura multiforme della socializzazione morale dei genitori.

Anche se l’onestà è apprezzata e le bugie vengono deplorate dalla maggior parte delle società, mentire è onnipresente in tutte le culture (Barnes, 1994; Seiter, Bruschke, e Bai, 2002).

I partecipanti di questo studio sono stati reclutati tra famiglie operaie nelle due città industriali di Nanjing e Shanghai in Cina attraverso i professori delle università locali.

Sono stati osservati e videoregistrati quaranta bambini di età media 4 anni e le loro madri di età media 29 anni, tutti provenienti da famiglie cinesi di classe operaia, nella loro routine quotidiana (20 da Shanghai e 20 da Nanjing). E’ stato scelta la classe operaia cinese perché tende ad essere più tradizionale e, quindi, può rappresentare meglio i modi di fare tipici cinesi, tra cui la socializzazione morale (Wang, Bernas, e Eberhard, 2008).

Prima dello studio è stato inviato un questionario informativo a 400 famiglie della classe operaia (200 famiglie a Nanjing e 200 famiglie a Shanghai) e l’83% delle famiglie intervistate ha indicato le madri come principali figure di cura dei loro figli. Nessuno dei bambini aveva fratelli, nessuno di loro aveva alcun handicap documentato ed il campione era composto da un numero uguale di bambini e bambine.
Ogni famiglia è stata visitata due volte prima di iniziare la raccolta dati per garantire che la famiglia avesse avuto il tempo di adattarsi alla presenza dei ricercatori, che per le famiglie erano degli estranei.
Lo studio indica, coerentemente con la letteratura, che le pratiche cinesi effettivamente usate dalle madri operaie cinesi per crescere i loro figli seguono lo stile guan per quanto riguarda l’educazione morale e la gestione delle delle bugie. E’ interessante notare che, anche se le madri usavano in maniera differente la quantità di tempo trascorso con i bambini e le bambine nell’insegnare altri valori morali, non differenziavano però per la quantità di tempo trascorso con loro per l’insegnamento dell’onestà. Inoltre, quando i figli trasgredivano il valore dell’onestà dicendo bugie, le madri non solo reagivano rapidamente alle trasgressioni, ma utilizzavano come esempi positivi eroi ed eroine della tradizione cinese, personaggi popolari dei media, coetanei popolari e storie tradizionali per mostrare loro la virtù di essere onesti e usavano coetanei impopolari e personaggi inventati come esempi negativi per mostrare ai loro figli le conseguenze del dire le bugie.
Anche se le madri enfatizzavano l’insegnamento dell’onestà ai figli, la loro condotta per quanto riguarda questo valore non rispecchiava esattamente il loro insegnamento. I dati indicano che le madri spesso dicevano bugie (45% delle volte) nelle loro interazioni con gli altri. A prima vista, si potrebbe semplicemente screditare l’insegnamento delle madri criticandole per non aver fatto ciò che avevano sostenuto sull’onestà. Ma quando si analizza attentamente il contesto in cui le madri dicevano bugie, si chiarisce che la motivazione principale era quella di promuovere amichevoli relazioni interpersonali (Fu, Evans, Wang, & Lee, 2008; Lee, 2000). Ciò che è più importante è che questa strategia di socializzazione, con annesse le bugie, può essere intenzionale da parte delle madre. Se lo stile guan di cura richiede ai genitori di educare i loro bambini attraverso l’organizzazione e la cura (Chao, 1995;. Stewart et al, 1998), le madri cinesi di questo studio hanno raggiunto esattamente l’obiettivo.
Riassumendo i risultati, da un lato, le madri cinesi insegnavano attivamente il valore dell’onestà nelle interazioni quotidiane con i loro figli ingaggiando frequentemente delle interazioni relative all’uso delle bugie, spendendo molto tempo a parlarne e rispondendo immediatamente alle trasgressioni dei bambini. Dall’altro usando esempi positivi e negativi per mostrare le conseguenze di essere onesti e di dire bugie. Inoltre, le madri utilizzano le proprie interazioni con gli altri come modello per insegnare ai bambini ad utilizzare appropriate abilità ingannevoli, quali le bugie, per mantenere le relazioni interpersonali armoniose ed evitare i conflitti. Da un punto di vista teorico questo studio aiuta a capire la complessità del processo di socializzazione morale ed incoraggia a prendere in considerazione più di una dimensione di pratiche nell’educazione dei figli, cioè non solo guardare ciò che i genitori insegnano esplicitamente, ma anche in quello che esprimono implicitamente (sottolineando l’importanza delle bugie).
Per quanto riguarda l’aspetto pratico, questo studio fornisce spunti per educatori e genitori su come realizzare un’educazione morale. Inoltre genitori e insegnanti devono avere fiducia nei bambini e confidare nel fatto che i bambini non sono completamente passivi nel loro sviluppo, compreso il loro sviluppo morale.
Infine, questo studio può aiutare gli educatori a diventare più sensibili ai tipi di bugie che bambini e ragazzi possono raccontare nel sempre più diversificato ambiente delle classi scolastiche. E’ probabile che la comprensione di ciò che conta nelle bugie possa variare negli studenti con diversi background culturali e socio-economici, e che conversazioni esplicite su queste differenze possano aiutare a promuovere lo sviluppo sociale e morale dei bambini.

 

 

(Tratto dalla rivista Blackwell Publishing Ltd. 2011 by Xiao-lei Wang, Pace University, Ronan Bernas, Eastern Illinois University and Philippe Eberhard, William Patterson University)


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