POLIZIOTTI E MENZOGNE.

  • 03-11-2014
  • Amministratore

Nello studio del rilevamento tipico delle menzogne, gli osservatori (di solito studenti universitari) sono esposti a un numero di persone (di solito estranei) che o dicono menzogne o dicono la verità. Per ogni persona gli osservatori devono indicare se quella persona sta mentendo.
In una revisione di 37 studi Vrij (2000) ha rilevato che le percentuali di accuratezza nel rilevamento di verità e di menzogne, o il tasso di precisione, variava nella maggior parte dal 45% al 60%, quando il 50% di precisione è previsto solo quando si sceglie a caso.
E’ stato riscontrato che le persone riconoscono meglio le menzogne che sembrano evidenti quando gli viene chiesto direttamente se pensano che qualcuno stia mentendo (DePaulo, 1994).
Nel loro studio, Anderson, DePaulo, Ansfield, Tickle, e Green (1999) hanno recentemente scoperto che, quando viene chiesto ai partecipanti di descrivere gli indizi su cui facevano affidamento durante il compito di rilevazione delle menzogne, menzionavano più segnali verbali quando la storia era veritiera e più segnali non verbali quando la storia era ingannevole. Tuttavia, quando gli è stato chiesto direttamente ed esplicitamente di classificare le storie come verità o menzogne, i partecipanti non hanno fatto meglio rispetto allo scegliere a caso. Nella meta analisi viene esaminata la relazione tra sentimenti di fiducia e rilevamento delle menzogne: DePaulo, Charlton, Cooper, Lindsay, e Muhlenbruck (1997) hanno trovato che i partecipanti erano più sicuri quando stavano valutando la verità effettiva rispetto a quando valutavano menzogne reali.
Infine il supporto più convincente per avvantaggiare l’uso di misure indirette per rilevare l’inganno è stato trovato in studi in cui sono state effettuate comparazioni reali tra le misure dirette e indirette per rilevare le menzogne (Anderson, DePaulo, e Ansfield, 1999; DePaulo, Giordania, Irvine, & laser, 1982; De Paulo, Rosenthal, Green, e Rosenkrantz, 1982; Hurd & Noller, 1988). In questi studi, dopo aver visto una storia veritiera o ingannevole, veniva chiesto ai partecipanti di individuare le menzogne, sia in modo diretto (ad esempio tramite la domanda ‘La persona sta mentendo?’) che in modo indiretto (cioè alla domanda ‘A chi parla piace realmente la persona che ha appena descritto?’).
Tutti gli studi hanno trovato una maggiore precisione con le misure indirette, inoltre chi giudicava verità e menzogne nello studio di Anderson, DePaulo, e Ansfield di (1999) e in quello di DePaulo, Jordan et al. (1982) è stato in grado di rilevare le menzogne al di sopra del livello di probabilità solo tramite il metodo indiretto.

La qualità dei diversi aspetti del lavoro della polizia potrebbe sicuramente migliorare se gli agenti di polizia diventassero più bravi a rilevare verità e menzogne. Ricerche precedenti suggeriscono che è difficile insegnare ad agenti di polizia come rilevare le menzogne, forse più difficile che insegnarlo agli studenti universitari (Vrij, 2000). Ad esempio, durante un esperimento Vrij e Graham (1997) di rilevamento delle menzogne hanno detto a metà dei loro partecipanti (entrambi studenti universitari e agenti di polizia) che chi mente tende a diminuire i movimenti corporei. Rispetto al gruppo di controllo, che non ha ricevuto quelle informazioni, queste hanno reso gli studenti universitari più precisi nel distinguere tra verità e menzogne, ma non ha avuto effetto sugli agenti di polizia. Si pensa che questo possa essere attribuito a forti convinzioni stereotipate degli agenti di polizia riguardo agli indicatori delle menzogne (Vrij e Semin, 1996).
Per non attivare le credenze degli agenti di polizia sui segnali delle menzogne, nello studio sono state usate misure indirette: invece di chiedere se a chi parlava nel video era piaciuta molto la persona che aveva appena descritto o qualcosa di simile, è stato chiesto se il soggetto nel video ci stava pensando molto prima di rispondere all’intervistatore. Si ritiene infatti che il carico cognitivo sia una delle tre ragioni teoriche per cui potrebbero verificarsi delle differenze comportamentali tra i soggetti che dicono le verità e quelli che dicono menzogne (DePaulo, Lindsay, e Malone, 2000; DePaulo, Pietra, e Lassiter, 1985; Ekman, 1992; Ko¨hnken 1989 ; Vrij, 2000; Zuckerman, DePaulo, e Rosenthal, 1981). Il vantaggio di porre tali domande è che esse potrebbero venir fatte in qualsiasi situazione. Tuttavia, tali domande sono necessariamente più vaghe (non sono specifiche del contesto) rispetto alle domande indirette utilizzate negli studi precedenti.
Hanno partecipato all’esperimento 39 agenti di polizia della città di Londra, 27 maschi e 12 femmine; l’età media era di 30 anni e la durata media del servizio era di circa 6 anni. Gli agenti hanno guardato delle videocassette per un totale di 28 interviste con 28 studenti infermieri i quali venivano intervistati sul furto della borsa di una paziente in ospedale. Gli agenti di polizia che hanno partecipato sono stati assegnati in modo casuale a uno dei due gruppi sperimentali, inoltre in una condizione, ai partecipanti è stato chiesto se ciascuna delle persone che hanno visto nella videocassetta diceva menzogne; in un’altra condizione dovevano indicare per ogni persona se ”ha dovuto pensare molto” prima di rispondere all’intervistatore.
I dati sono stati analizzati in due modi: (1) la misura in cui gli agenti di polizia erano in grado di riconoscere le menzogne e la verità utilizzando i due metodi di rilevamento (diretto e indiretto) e (2) se gli indizi comportamentali e verbali che gli osservatori cercavano erano stati effettivamente trovati quando rispondevano alle domande.
I risultati hanno rivelato che gli agenti di polizia erano in grado di distinguere tra verità e menzogne, ma solo utilizzando il metodo indiretto. Inoltre, si è riscontrato che solo utilizzando il metodo indiretto facevano attenzione ai segnali che erano effettivi indicatori delle menzogne. Quindi i ricercatori ritengono che l’utilizzo di misure indirette per rilevare l’inganno ha chiaramente il potenziale per diventare uno strumento utile nel rilevamento delle menzogne in contesti giuridici, e potrebbe essere visto come uno degli sviluppi più promettenti in questo campo.

 

(Tratto dalla rivista scientifica Legal & Criminological Psychology, 2001 by Aldert Vrij*,


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