MISURARE I BIAS NON VERBALI ATTRAVERSO LE RISPOSTE DEL LINGUAGGIO DEL CORPO.
- 16-01-2015
- Amministratore
Anche se gli Stati Uniti hanno una storia segnata da pregiudizi e discriminazioni, gli americani spesso si esprimono contro il razzismo e negano di avere preferenze etniche quando vengono interpellati direttamente in proposito (Dovidio e Gaertner 2000. Von Hippel et al 1997). La convinzione che viviamo in un’epoca completamente priva di pregiudizi di gruppo è attraente, ma teorici come Allport (1954) hanno a lungo sostenuto che i pregiudizi, gli stereotipi e i favoritismi dell’ingroup sono resistenti al cambiamento e rischiano di persistere di generazione in generazione.
Diversi metodi di ricerca sono stati impiegati per esaminare i bias razziali impliciti (Greenwald et al. 1998), ma il presente studio si concentra sul comportamento non verbale e sul linguaggio del corpo come mezzo per far emergere tali distorsioni.
Un gruppo di valutatori è stato reclutato per assistere a questo esperimento di laboratorio sul linguaggio del corpo in cambio di crediti universitari e tutti erano tenuti all’oscuro riguardo le ipotesi dello studio. Il gruppo di valutatori era composto da quattordici studenti universitari di nazionalità americana: due donne latine, tre di colore, due del sud-est asiatico, una donna bianca, una dell’India Orientale, una mediorientale, un uomo latino, uno bianco, uno di colore e un asiatico.
Un gruppo di decodificatori è stato reclutato per assistere allo stesso esperimento sul linguaggio del corpo in cambio di crediti universitari e anch’essi sono stati tenuti all’oscuro riguardo le ipotesi dello studio. Questo gruppo consisteva in quattro studenti universitari di nazionalità americana: una donna cinese, una di colore, un uomo di colore e uno che si è identificato sia come bianco che latino.
Ai codificatori è stato chiesto di fornire delle descrizioni aperte su due argomenti: un articolo di giornale sui fiori che sbocciano nella Death Valley (la condizione di base) e un videoclip tratto dalla serie televisiva-documentario COPS che mostrava una sparatoria fatale con un sospetto la cui identità era mantenuta ambigua e non era chiaro se si trattasse di un bianco o di un nero. In seguito venivano intervistati dai ricercatori davanti ad una telecamera per riprendere il loro linguaggio del corpo. I valutatori erano poi incaricati di assistere al video privo di audio di ogni intervista nella sua interezza, quindi di partecipare a un sondaggio online per valutare lo stato emotivo del codificatore in base alla loro interpretazione olistica del suo comportamento, del linguaggio del corpo e dell’aspetto.
I linguaggi del corpo esaminati nel presente studio sono stati: i movimenti o adeguamenti della posizione seduta del codificatore, i movimenti della testa verso l’alto e verso il basso, i movimenti della testa verso destra e verso sinistra, il sorriso compiaciuto, il toccarsi il viso, qualsiasi sistemazione dei capelli o dell’acconciatura, il sistemarsi l’abbigliamento, l’uso di una o entrambe le mani per strofinare qualsiasi parte del corpo (braccia, gambe, tronco, e collo), grattare la testa, sfregare il mento, tenere una postura chiusa, e comportamenti discreti che si ripetono rapidamente come picchettare col piede.
Gli individui mostrano pregiudizi razziali attraverso i segnali non verbali del linguaggio del corpo?
Le ipotesi sono parzialmente supportate dai dati; l’effetto è stato predetto per le femmine, ma solo in parte per i maschi.
Le ipotesi riguardanti il linguaggio del corpo sono state in parte sostenute dai dati: i codificatori mostravano una postura molto più chiusa quando descrivevano l’indagato bianco rispetto a quando descrivevano il sospetto nero. Questa postura chiusa può essere una risposta non verbale del linguaggio del corpo che agisce in conformità con l’incertezza e l’ansia indotta dalla presentazione di un contro-stereotipo; ulteriori prove suggeriscono che questi comportamenti sono spesso legati ad ansia, stress o fastidio (Carney et al 2010;. Knapp e Hall 2009; Reddy e Wasserman 1997).
Il linguaggio del corpo delle donne è stato valutato come più ansioso ed incerto rispetto agli uomini quando l’indagato era bianco, ma meno ansioso e incerto rispetto agli uomini quando l’indagato era nero. Inoltre le donne hanno chiuso di più la loro postura rispetto agli uomini quando l’indagato era bianco, ma meno degli uomini quando l’indagato era nero. Sembra che ci siano correlazioni meno numerose e più deboli tra emozioni e comportamenti per gli uomini rispetto a quelle che ci sono per le donne, anche se questo non è un test statistico diretto sulla capacità di codifica del linguaggio del corpo degli uomini e delle donne.
(Tratto dalla rivista scientifica Journal of Nonverbal Behavior, 2014 by Joshua D. Meadors, Carolyn B. Murray)