L’ALIENAZIONE SOCIALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA SCHIZOFRENIA: L’ASSOCIAZIONE CON L’INSULA DELLE RISPOSTE ALLE ESPRESSIONI FACCIALI DI DISGUSTO.

  • 02-01-2015
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Nella comunicazione di tutti i giorni le emozioni negative non sono spesso espresse apertamente, ma si manifestano in forma di microespressioni, cioè espressioni lievi e molto brevi di un’emozione.
Queste microespressioni svolgono una funzione di regolamentazione nelle interazioni sociali. È importante sottolineare che la sensibilità percettiva delle microespressioni differisce da individuo a individuo e può in alcuni casi rappresentare un vantaggio interpersonale.

Negli ultimi decenni sono aumentati gli studi che hanno valutato le anomalie nell’elaborazione delle emozioni del viso in pazienti schizofrenici, la maggior parte dei quali concordano nell’affermare che i pazienti mostrano significativi deficit nel riconoscimento delle emozioni e delle microespressioni facciali. A livello neurale questi deficit sono stati per lo più collegati alla disfunzione dell’amigdala, con alcuni studi che rilevano la sottoattivazione dell’amigdala in risposta a volti emotivi e altri che rilevano una sovrattivazione dell’amigdala stessa.
Pochi studi legati alla neuroimaging però si sono concentrati su stimoli facciali (come le microespressioni) che esprimono l’emozione di disgusto. Il trattamento di espressioni facciali di disgusto è stato associato con un’altra regione del cervello, cioè l’insula, che è coinvolta nella trasformazione delle espressioni facciali di disgusto, ma sembra anche essere coinvolta nell’esperienza di rifiuto e di dolore sociale. Nel caso di pazienti affetti da schizofrenia, la dimensione sociale del disgusto è particolarmente interessante: da un lato, i pazienti spesso sperimentano la stigmatizzazione a causa della malattia e subiscono un rifiuto sociale più frequente rispetto alle persone sane; d’altra parte, Suslow et al. hanno rilevato che i pazienti affetti da schizofrenia tendono a sperimentare più spesso sentimenti di disgusto nella vita di tutti i giorni e sostengono che questa emozione potrebbe proteggere i pazienti da violazioni interpersonali.
In questa ricerca è stata usata una risonanza magnetica funzionale per misurare l’attivazione dell’insula in 36 pazienti affetti da schizofrenia e 40 soggetti di controllo sani di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Durante la scansione i soggetti hanno osservato passivamente presentazioni velate e palesi di microespressioni ed espressioni di disgusto e di volti neutri. Per valutare la solitudine sociale dei soggetti è stato somministrato il questionario di solitudine multidimensionale (Multidimensionaler Einsamkeitsfragebogen; MEF) che comprendeva 37 items (ogni singolo item aveva un punteggio da 1 a 5) e copriva tre dimensioni di solitudine. Per valutare la gradevolezza dei soggetti è stata usata la scala di gradevolezza del questionario dei 5 fattori della personalità NEO-FFI (ogni singolo item aveva un punteggio da 0 a 4). Inoltre a tutti i pazienti sono stati somministrati: un protocollo strutturato della Scale for the Assessment of Negative Symptoms (SANS), la Scale for the Assessment of Positive Symptoms (SAPS), la scala della depressione con il Beck Depression Inventory (BDI) e l’ansia di tratto con il State-Trait-Anxiety-Inventory (STAI, versione tratto). L’intelligenza verbale è stata stimata dal Multiple-Choice-Vocabulary-Intelligence-Test.
Il presente studio ha prodotto nuove informazioni sulla rilevanza del disgusto nella schizofrenia: l’ipotesi che l’attivazione dell’insula inferiore durante l’elaborazione delle microespressioni e delle espressioni facciali di disgusto nei pazienti schizofrenici rispetto ai soggetti di controllo sani è stata parzialmente confermata. E’ stata rilevata una ridotta attivazione dell’insula nei pazienti durante il trattamento con le microespressioni di disgusto, il che indica che i pazienti potrebbero avere una sensibilità percettiva ridotta delle espressioni facciali velate di disgusto. Al contrario non è stata riscontrata differenza tra i due gruppi nell’elaborazione di espressioni palesi di disgusto.
Per quanto riguarda i dati del questionario, i pazienti avevano un punteggio significativamente più alto nella scala della solitudine sociale e punteggi più bassi sulla scala della gradevolezza rispetto ai soggetti di controllo: questo parallelo era già presente in risultati precedenti.
Le analisi di correlazione hanno confermato l’ipotesi secondo cui la risposta dell’insula alle microespressioni e alle espressioni di disgusto sarebbe stata associata con l’alienazione sociale nei pazienti. Nel campione dei pazienti l’attivazione dell’insula per mascherare le espressioni di disgusto era positivamente correlata con la solitudine sociale e l’attivazione dell’insula per mascherare e smascherare le espressioni di disgusto era correlata negativamente con la gradevolezza.
Questi risultati indicano che la risposta dell’insula alle microespressioni di disgusto potrebbe essere un fattore predittivo specifico dell’alienazione sociale nella schizofrenia. Dato che l’insula risponde alle esperienze di rifiuto sociale e di dolore sociale questo risultato è plausibile: i pazienti che manifestano un maggior grado di alienazione sociale sembrano mostrare una maggiore sensibilità insulare ai segnali sottili di rifiuto sociale.
Si deve tenere conto del fatto che i pazienti affetti da schizofrenia spesso affrontano la stigmatizzazione ed il rifiuto sociale a causa della malattia; prendendo in considerazione questo, l’attivazione ridotta dell’insula dei pazienti in risposta a microespressioni di disgusto garantisce un’interpretazione al di là della prospettiva del deficit. La sensibilità percettiva ridotta a sottili segnali di rifiuto sociale potrebbe proteggere i pazienti dall’alienazione sociale; se fosse questo il caso, interventi clinici come la formazione sul riconoscimento delle microespressioni nella schizofrenia potrebbero avere effetti negativi sulla sensibilità sociale dei pazienti.
Sono necessari ulteriori studi in materia di trattamento di microespressioni di disgusto nella schizofrenia per chiarire questo punto.

(Tratto dalla rivista scientifica tedesca Plos One, 2014, by Christian Lindner, Udo Dannlowski, Kirsten Walhofer, Maike Rodiger, Birgit Maisch, Jochen Bauer, Patricia Ohrmann, Rebekka Lencer, Pienie Zwitserlood, Anette Kersting, Walter Heindel, Volker Arolt, Harald Kugel, Thomas Suslow)


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