I segreti del Cenacolo vinciano: l’analisi di NeuroComScience delle espressioni del volto e del corpo alla mostra di Milano
- 29-07-2015
- Jasna Legiša
L’analisi di NeuroComScience sugli apostoli dipinti da Leonardo sarà esposta all’Istituto nazionale dei Ciechi a Milano presso cui è stata allestita una mostra digitale e sensoriale sul famoso Cenacolo allestita in occasione dell’Expo.
500 anni fa Leonardo elabora le basi dell’analisi del comportamento non verbale. Nel suo Trattato della Pittura scrive che il bravo pittore deve saper rappresentare non solo l’aspetto esteriore dell’uomo ma anche i suoi pensieri e le sue emozioni. Pensieri ed emozioni si devono rendere con i gesti e gli atteggiamenti (“Lo bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l’homo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché s’ha a figurare con gesti e movimenti delle membra”).
Così Leonardo decide di rappresentare il momento successivo alle parole di Gesù “Uno di voi mi tradirà”. È il momento più drammatico della Cena: ogni apostolo si domanda, e domanda agli altri, chi può essere il traditore. Leonardo si concentra sull’effetto emotivo che le parole di Gesù provocano sugli apostoli, sulla loro reazione. Il Cenacolo è una delle più famose opere del Rinascimento. E’ uno dei siti culturali italiani più frequentato con oltre 410.000 visitatori all’anno.
Attorno a Gesù gli apostoli sono disposti in quattro gruppi di tre. L’effetto che ne deriva è la sensazione che questi piccoli gruppi si propaghino dalla figura del Maestro, un po’ come l’eco delle sue parole che si allontanino, generando stati d’animo più forti ed espressivi negli apostoli vicini, più moderati in quelli posti alle estremità. Si osserva la tristezza, il furore, il dubbio negli apostoli più prossimi a Gesù e la sorpresa, il rifiuto, il dubbio, l’apprensione in quelli più lontani.
CRISTO:
Gesù costituisce l’asse centrale dell’intera scena compositiva, cioè non solo delle linee dell’architettura, ma anche dei gesti e dei movimenti non verbali.
Mentre tutti gli apostoli gesticolano e si sfogano, Cristo assume una postura che, esprimendo grande calma, contrasta con la loro agitazione.
Gesù allarga le braccia e gli avambracci con il palmo delle mani rivolto verso l’alto. Nel linguaggio non verbale, questo è segno di disponibilità e di accettazione della sofferenza, che, invece, traspare dal volto. Da notare che nella cristianità tale movimento è rappresentato frequentemente, per l’atteggiamento tipico del mistico, improntato all’ ascolto, alla meditazione e alla concentrazione.
Inoltre, nell’allargamento delle braccia si possono notare le pieghe della tunica: è un po’ come se Gesù sofferente, allargando le braccia, mostrasse le piaghe del proprio dolore.
Dal volto di Gesù traspare la sofferenza, la tristezza: la parte interna delle sopracciglia è sollevata, le palpebre e lo sguardo sono abbassati, la testa è inclinata. Anche le braccia e gli avambracci tendono verso il basso, il che esprime ulteriore sconforto.
Nella foto da destra a sinistra: Giovanni, Pietro, Giuda.
GIOVANNI
Giovanni è il primo apostolo alla destra di Gesù. E’ l’unico apostolo del Cenacolo ad assumere un comportamento non verbale molto simile a quello del Maestro. Lo manifesta con il volto, con il resto del corpo e con il suo aspetto esteriore generale. I capelli dell’apostolo Giovanni, acconciati come quelli di Gesù,sono anch’essi rossicci, e pure il colore rosso del cordolo della sua tunica è identico a quello della tunica del Maestro. Riguardo all’espressione facciale di Giovanni, si possono notare l’abbassamento della palpebra superiore,il leggero sollevamento della parte interna delle sopracciglia, lo sguardo rivolto verso il basso, la testa inclinata. Nella parte inferiore del volto di Giovanni si può osservare un lieve sollevamento degli angoli delle labbra, che indica il sorriso sociale, o di circostanza – un sorriso che non esprime emozioni positive.
Riguardo al resto del corpo, si possono riscontrare l’abbassamento delle spalle e la postura incurvata.Il corpo di Giovanni appare flaccido e privo di forze, la sua mano è passivamente appoggiata al tavolo. Tutti questi segnali, integrati con quelli del volto già indicati, sono da ricondurre all’emozione della profonda tristezza, della sofferenza.
Tutti questi elementi non verbali indicano che Giovanni ha assimilato in profondità lo stato interiore malinconico e sofferente di Gesù.
PIETRO
Dallo sconforto di Giovanni si passa al furore di Pietro, che Leonardo posiziona vicino a Giovanni.
La reazione emozionale di Pietro è di intensità elevata, in lui si percepisce un movimento istintivo, impulsivo. Sul volto di Pietro si notano l’abbassamento delle sopracciglia,la tensione della palpebra, la protrusione della mandibola; la sua testa sporge in avanti. Sono tutti movimenti tipici dell’emozione della rabbia. Pietro tiene il braccio destro piegato dietro la schiena, col polso appoggiato all’anca,mentre la mano destra, chiusa a pugno,regge il coltello. Nel linguaggio non verbale universale, questo è segno di aggressività, rabbia. Per quanto riguarda il resto del corpo, è visibile la postura in avanti, in direzione di Giovanni e di Gesù. La mano sinistra di Pietro è posata sulla spalla di Giovanni, il che sta ad indicare un forte interesse per l’interazione con quest’ultimo.
GIUDA
Leonardo ha scelto di rappresentare Giuda alla destra di Gesù, subito dopo Giovanni e vicino a Pietro. Riguardo ai segnali di aspetto esteriore, si può osservare il netto contrasto espressivo fra il bianco dei capelli di Pietro e il nero della chioma di Giuda. Probabilmente Leonardo ha inteso rimarcare con ciò la netta differenza tra i due.
L’artista dipinge il traditore mentre si ritrae, pur rimanendo in posizione più avanzata di tutti gli altri apostoli, nei confronti dello “spettatore”. Il tronco di Giuda è volto all’indietro. Le interpretazioni possono essere varie: egli si ritrae per avere una visione più ampia e per seguire meglio le loro reazioni oppure in segno inconscio di rifiuto e di apprensione.
Giuda è l’unico dei commensali con il gomito appoggiato alla tavola, e questo fa sì che egli appaia più in basso degli altri apostoli. La sua mano destra è stretta a pugno,il che è segno di marcata tensione emotiva e di aggressività. Quella sinistra, invece, presenta le dita piegate. E’ possibile che Leonardo abbia deciso di rappresentarlo nel momento in cui sta per prendere un oggetto. Le mani ad artiglio indicano di solito aggressività. Inoltre, il palmo della mano volto in avanti può essere ricondotto all’emozione di disprezzo.
Il volto del traditore è disegnato di profilo e non presenta espressioni marcate. La mandibola è lievemente sporta in avanti. Questa protrusione può essere un segno manipolatore, ovvero un indicatore di innalzata emotività, oppure un indice di rabbia, aggressività.
Nella foto da destra a sinistra: Andrea, Giacomo Minore, Bartolomeo
ANDREA
Il primo del secondo gruppo alla destra di Gesù è l’apostolo Andrea, molto stempiato e dalla folta barba grigia.
Nella parte superiore del volto di Andrea si nota un marcato innalzamento delle sopracciglia, mentre in quella inferiore si osservano un lieve abbassamento degli angoli della bocca e il sollevamento del mento. Si tratta dell’espressione di dubbio e perplessità.
La testa e lo sguardo di Andrea sono rivolti verso Gesù, il che indica una forte attenzione nei suoi confronti. Il tronco non è orientato nella stessa direzione della testa. Inoltre,gli avambracci sono sollevati e il palmo delle mani è rivolto in avanti. Si tratta di un segno di ripulsione e di allontanamento dallo stimolo, ovvero dalle parole che hanno provocato la reazione emotiva.
GIACOMO MINORE
Vicino ad Andrea troviamo Giacomo il Minore. Sul suo volto si può notare un lieve innalzamento e avvicinamento delle sopracciglia, che è un chiaro segno di apprensione. Con la mano destra Giacomo tiene la spalla di Andrea, il che è un gesto di rassicurazione di quest’ultimo per il suo stato di apprensione. Contemporaneamente, Giacomo con la mano sinistra tocca appena appena Pietro, creando un collegamento tra un gruppo di apostoli e l’altro. Forse l’intenzione di questo delicato gesto della mano è quella di calmare la forte rabbia manifestata da Pietro.
BARTOLOMEO
Bartolomeo appare nel Cenacolo come l’ultimo apostolo sul lato destro di Gesù. E’ raffigurato completamente di profilo. Si leva in piedi appoggiando le mani sul banco, il tronco e la testa protesi in avanti. Le sue sopracciglia sono abbassate e ravvicinate. La sua reazione alle parole di Gesù sembra essere di perplessità o interesse. Si esclude che si tratti di rabbia in quanto generalmente la bocca è contratta. Lo sguardo è diritto verso il Maestro, che cattura tutta la sua attenzione.
Nella foto da sinistra a destra: Giacomo Maggiore, Tommaso, Filippo
GIACOMO MAGGIORE
La reazione di Giacomo Maggiore, alla sinistra di Gesù, è uno scatto all’indietro, dal quale traspare una miscela di emozioni. Le sue braccia si allargano, scoprendo il petto, il che è indice di apertura – probabilmente si tratta di una richiesta di informazioni e spiegazioni. Il tronco all’indietro e i palmi delle mani in avanti sono, invece, segni di allontanamento e di rifiuto. La testa abbassata e le sopracciglia contratte indicano emozioni negative di tristezza. Al contrario, la mandibola abbassata è riconducibile all’emozione della sorpresa, oppure è indice di attenzione.
TOMMASO
Tommaso si trova in piedi, alle spalle di Giacomo Maggiore. E’ particolarmente evidente il suo indice destro alzato, segno tipico di interrogativo dubbioso. Il palmo della mano rivolto verso l’interno indica che la domanda, l’interrogazione, è rivolta, oltre che all’oggetto dell’attenzione, cioè Gesù, anche a se stesso. Le sue sopracciglia abbassate confermano la reazione di dubbio.
Nonostante il resto del corpo di Tommaso non sia visibile, si nota la testa protesa in avanti, verso il Maestro. Si tratta di un segno di forte attenzione nei confronti di colui al quale si pone l’interrogativo.
FILIPPO
Sul volto di Filippo si nota che la parte interna delle sopracciglia è innalzata e che le guance, nella sezione vicina agli occhi, sono sollevate. Inoltre, la testa di Filippo è inclinata verso destra e protesa in avanti e le sue spalle sono marcatamente incurvate. Sono tutti segnali di profonda tristezza, di sofferenza. Le mani portate al petto accentuano ulteriormente la carica emotiva della postura del corpo e dell’espressione del volto. La posizione delle mani potrebbe esprimere, oltre che il suo raccoglimento in dolore, la sua innocenza.
Nella foto da sinistra a destra: Matteo, Giuda Taddeo, Simone
MATTEO
Il primo del secondo gruppo alla sinistra di Gesù è Matteo, ritratto nella tipica posizione dell’oratore che interviene in una discussione animata. Le sue braccia sono tese, la sua mimica vivace. Le sue reazioni appaiono intense e sembrano segnalare inquietudine.
I sui gesti sono chiaramente indirizzati a Gesù. Il palmo delle mani di Matteo è volto verso l’alto, indice questo di apertura, di accettazione. Allo stesso tempo, si nota sul suo volto un lieve innalzamento della parte interna delle sopracciglia, segnale tipico dell’emozione di tristezza.
Il tronco, le spalle, la testa di Matteo sono invece orientati verso Taddeo e Simone, gli interlocutori della conversazione. Il marcato interesse di Matteo verso gli altri due apostoli è confermato anche dalla bocca aperta, dalla testa rivolta a sinistra e in avanti, dalla direzione dello sguardo.
GIUDA TADDEO
Le sue sopracciglia appaiono abbassate e ravvicinate, mentre non si ravvisano evidenti contrazioni nella parte inferiore del suo volto. Tutto ciò potrebbe essere segno di perplessità, ma va detto che gli stessi movimenti potrebbero essere riconducibili anche alle emozioni della rabbia e dell’interesse.
Le spalle, il tronco e la testa di Giuda Taddeo sono marcatamente rivolti verso l’apostolo Simone. Tutto ciò, naturalmente, indica una forte attenzione verso l’interlocutore.
I gesti delle mani di Giuda Taddeo sono espressivi, illustrano e indicano, segnale di un dialogo animato. L’avambraccio destro è alzato e le dita sono rivolte verso il corpo, tranne il pollice che è rivolto verso l’esterno, in direzione di Gesù. Si tratta di un gesto che si riferisce contemporaneamente a se stesso e a Gesù medesimo. La mano sinistra, invece, è appoggiata al tavolo, con l’indice e il medio che indicano il Maestro, mentre le altre dita sono rilassate. E’ un altro elemento che indica chiaramente che le reazioni e le espressioni emozionali sono dovute al soggetto che si sta indicando, ossia Gesù. Allo stesso tempo, il palmo delle mani rivolto verso l’alto è segno di apertura e accettazione.
SIMONE
Simone è l’ultimo apostolo, all’estrema sinistra di Gesù. Si può notare un’analogia tra il comportamento non verbale di Taddeo e quello di Simone. La testa, le spalle, lo sguardo di ciascuno dei due sono rivolti verso l’altro. Ciò indica una sintonia nell’attenzione reciproca e nella comunicazione delle reazioni emozionali simili.
Le braccia e gli avambracci sono sollevati, il palmo delle mani è rivolto verso l’alto, il movimento è diretto in avanti,verso Gesù. Si tratta di segnali di apertura, di accettazione per quanto sentito.
Il volto è visibile solo di profilo. Si nota la mandibola lievemente protesa in avanti: si potrebbe trattare di un manipolatore – ovvero di un segnale di innalzamento marcato dell’emotività – oppure di un segnale di rabbia.