LA FORMAZIONE UTILE PER MIGLIORARE LA CAPACITÀ DI LEGGERE LE MICROESPRESSIONI.

  • 14-11-2014
  • Amministratore

Le microespressioni vengono prodotte quando vengono suscitate delle emozioni e non vi è modo di modificarle o nasconderle. Di norma hanno una durata compresa tra 0,5 e 4 secondi e coinvolgono tutto il volto (Ekman 2003), inoltre sono segnali probabili di emozioni nascoste o ingannevoli e poiché sono così veloci spesso gli osservatori rischiano di perderle quando si verificano.
Nella seguente ricerca sono presentati due studi che valutano se un corso sulle microespressioni è in grado di migliorare la capacità degli individui di leggerle e se questa capacità migliorata viene poi mantenuta nel tempo.

Nello Studio 1 i partecipanti al corso sulle microespressioni sono stati 81 dipendenti di un grande negozio al dettaglio vicino a Seoul in Corea del Sud (32 maschi e 48 femmine di età media 30 anni). Tutti sono nati e cresciuti in Corea del Sud e parlano coreano come prima lingua; il 54% lavora nel reparto vendite, il resto ha incarichi di tipo amministrativo o nelle risorse umane. L’utilizzo di un campione non americano garantiva che le prestazioni non sarebbero state specifiche delle culture occidentali e l’uso di un campione non universitario garantiva che i risultati non fossero specifici per studenti.

Nel corso sulle microespressioni è stato usato il programma Microexpression Recognition Training Tool (MiX) per valutare la precisione del riconoscimento e per fornire sia la formazione che l’esperienza pratica. Il programma utilizzato durante il corso sulle microespressioni includeva 84 espressioni di soggetti di sesso maschile e di sesso femminile di sei gruppi etnici: Caucasici, Africani, Asiatici, Ispanici, Medio Orientali e Sud/Sud-Est asiatici. Le espressioni sono state presentate per 67 ms tra due presentazioni del volto neutro dello stesso soggetto della durata di un secondo.
Il programma su cui si basava il corso sulle microespressioni era composto da cinque sezioni: (1) un pretest di 14 item che proponeva due esempi di rabbia, disprezzo, disgusto, paura, felicità, tristezza e sorpresa; (2) una sezione didattica con effetto morphing in movimento con audio, in cui ciascuna delle espressioni è stata introdotta e descritta e dove sono state confrontate le coppie di espressioni più comunemente confuse; (3) una sezione pratica con 42 esempi di microespressioni, con un feedback immediato per le decisioni e la capacità di riprodurre e bloccare i fotogrammi; (4) una sezione di revisione, che ha esaminato il materiale presentato durante il corso sulle microespressioni con diversi soggetti; e (5) un post test caratterizzato da 28 espressioni che non erano state utilizzate in nessuna delle sezioni precedenti.
Tutti i partecipanti hanno aderito al corso sulle microespressioni di due ore condotto dai ricercatori, i quali non conoscevano nessuno dei partecipanti . Prima del loro arrivo in laboratorio 2/3 dei partecipanti sono stati assegnati in modo casuale al gruppo di formazione, il resto al gruppo di controllo. A tutti i partecipanti è stata fatta una breve introduzione al corso sulle microespressioni e quindi il pretest del programma MiX, poi è stato detto loro che c’erano due versioni del corso sulle microespressioni: un gruppo (il gruppo in formazione) sarebbe rimasto nel laboratorio, mentre l’altro (gruppo di controllo) si sarebbe ritirato in un locale attiguo. Il gruppo di formazione ha avuto quindi una breve lezione sulle emozioni, sulle espressioni facciali e sulle microespressioni, seguita dalle istruzioni, dalla pratica e dalla sezione di revisione del programma MiX. Nell’altra stanza, il gruppo di controllo ha guardato un video di un’ora che copriva sostanzialmente gli stessi contenuti del corso sulle microespressioni impartiti all’altro gruppo e introduceva le espressioni facciali con delle fotografie.
Tutti i partecipanti hanno poi completato insieme il post test del programma MiX e hanno avuto una breve spiegazione su come utilizzare la capacità di riconoscere le emozioni degli altri nella loro vita quotidiana e sul lavoro. Dopo circa 2 settimane sono stati ottenuti i dati dei risultati da colleghi terzi (alcuni colleghi e qualche superiore) che non avevano partecipato a nessuna parte del corso sulle microespressioni e che avevano completato una serie di valutazioni riguardo ai partecipanti sul luogo di lavoro.
Nello studio 2 i partecipanti al gruppo di formazione sono stati 25 consulenti americani (11 maschi e 14 femmine, di età media 46 anni) che hanno partecipato a un corso sulle microespressioni condotto da uno dei ricercatori. I partecipanti erano prevalentemente psicologi o avvocati con una media di 15 anni di lavoro nella professione, inoltre era presente anche un gruppo di controllo che non aveva ricevuto alcun tipo di formazione (13 maschi e 17 femmine di età media 49 anni).
Il gruppo che ha seguito il corso sulle microespressioni ha ricevuto una formazione sulle microespressioni con la stessa versione utilizzata nello Studio 1 e con le stesse modalità. Successivamente, sia il gruppo che ha seguito il corso sulle microespressioni che il gruppo di controllo hanno completato una versione diversa utilizzando un programma di formazione sulle microespressioni. Questo strumento è stato somministrato online e ha presentato una nuova serie di espressioni prodotte da diversi soggetti: c’erano quattro esempi di ciascuna delle sette emozioni base, risultando un test di 28 elementi. Ogni espressione è stata presentata per 200 ms tra due espressioni neutre dello stesso soggetto della durata di 1 secondo.
Due settimane dopo la conclusione del corso sulle microespressioni, è stato inviato ai partecipanti un avviso via e-mail con un link collegato ad uno strumento di post-test online: 13 dei 25 partecipanti hanno completato la seconda prova una settimana dopo, per un tasso totale di risposta del 52% dopo 2 e 3 settimane dalla formazione iniziale (come era avvenuto nello Studio 1 quando erano stati valutati i feedback di colleghi terzi).
Riassumendo i risultati: il corso sulle microespressioni ha migliorato la capacità dei partecipanti nella lettura delle microespressioni, questa capacità è stata mantenuta per poche settimane dopo la formazione iniziale ed i miglioramenti sono stati associati alle valutazioni dei colleghi terzi nelle competenze socio-comunicative sul posto di lavoro. I due studi hanno presentato dei limiti: uno aveva a che fare con la natura delle espressioni usate nel corso sulle microespressioni, che erano tutte a volto intero e con espressioni ad alta intensità. Ciò suggerisce che le espressioni di rabbia, paura, tristezza e sorpresa che sono state utilizzate e che sono state visualizzate in entrambe le parti superiore e inferiore del viso potrebbero non riflettersi nella vita reale, limitando in tal modo la generalizzabilità dei risultati.
Un’altra limitazione importante relativa allo Studio 1 ha riguardato la natura delle classificazioni dei risultati dei colleghi terzi e in particolare la mancanza di dati che dimostrino la loro validità ecologica, quindi questo tipo di dati dovranno essere raccolti in una futura ricerca. Tuttavia, questi dati sono i primi a dimostrare che tramite un corso sulle microespressioni si può addestrare la capacità di riconoscimento delle microespressioni e ciò porta ad una serie di possibilità interessanti, come quella di migliorare la capacità di rilevare l’inganno o di condurre interviste o interrogatori. Una futura ricerca dovrebbe anche esaminare se un corso sulle microespressioni possa produrre benefici reali concreti nelle vendite, nelle trattative commerciali, nelle situazioni di assistenza sanitaria o di adattamento cross-culturale.
Sapere quando e come intervenire, come adeguare i propri comportamenti e stili di comunicazione o come dedicarsi al sostegno e all’aiuto degli altri, sono tutte abilità tattiche che possono essere messe in gioco una volta che si è in grado di leggere e comprendere le emozioni.

 

 

(Tratto dalla rivista scientifica Motivation & Emotion, 2011 by David Matsumoto, Hyi Sung Hwang)


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