L’IMPATTO DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE DEL MEDICO SUL PAZIENTE

  • 01-02-2015
  • Amministratore

La comunicazione non verbale del medico durante le visite mediche gioca un ruolo importante per valutare l’adesione del paziente, la soddisfazione della cura e i risultati di miglioramento della salute.
Sia la comunicazione non verbale che quella verbale sono competenze fondamentali per lo sviluppo di un rapporto di fiducia tra pazienti e medici o operatori sanitari, inoltre la letteratura suggerisce che ci può essere una correlazione positiva tra la sensibilità culturale del medico e la percezione del paziente sulla qualità delle cure.
Tuttavia diversi studi indicano che i medici sono più dominanti verbalmente rispetto ad una comunicazione non verbale e meno centrati sul paziente nei loro scambi con i sottogruppi etnici, in particolare con i pazienti afro-americani, e gli afro-americani anziani sono particolarmente a rischio di rotture comunicative.
Per questo motivo l’Objective Structured Clinical Examination (O.S.C.E.) etnogeriatrica è stata proposta come strumento pratico sia per preparare gli studenti al lavoro con pazienti di diversa etnia sia per valutare le loro prestazioni nei colloqui inter-culturali.
La comunicazione non verbale consente ai medici e ai pazienti di calibrare le risposte, di contestualizzare il significato delle espressioni verbali e di comunicare una ”motivazione nascosta”.
Comportamenti non verbali quali l’inclinazione del corpo, i movimenti della testa ed il contatto con gli occhi hanno dimostrato di trasmettere interesse, intimità ed equilibrio di potere.
Alcuni studi hanno dimostrato inoltre che la comunicazione non verbale del medico predice la soddisfazione del paziente (DiMatteo, Griffith, Larsen,. Ambady et al), tuttavia, chiarire l’impatto della comunicazione non verbale sulla salute dei pazienti è stata una sfida. Come Ishikawa e collaboratori hanno descritto, gli studi sulla comunicazione non verbale spesso si basano su una valutazione globale o sulle impressioni derivate da essa, ma pochi studi hanno valutato la comunicazione non verbale del medico sulla base di una misura di comportamenti specifici.
Più recentemente è diventato chiaro che il ruolo della comunicazione non verbale deve essere esaminato nell’ambito della valutazione delle capacità complessive della comunicazione verbale e della qualità dell’intervista.
Sono state analizzate, in questa ricerca, le interviste di 19 studenti di medicina specializzandi e borsisti durante una O.S.C.E. Etnogeriatrica: complessivamente hanno partecipato 13 femmine e 6 maschi, la loro formazione variava da 3 a 6 anni ed erano rappresentate diverse etnie.
Per l’O.S.C.E. quattro attori esperti, nella parte di pazienti standardizzati (SP), hanno completato una sessione di 3 ore di formazione, durante la quale sono stati incaricati di lanciare una sfida di comunicazione prespecificata (quindi di comunicazione verbale e/o di comunicazione non verbale), in un momento qualsiasi, durante l’intervista di 15 min che avrebbero sostenuto da parte degli studenti. Lo scenario di questo O.S.C.E. riguardava un/una 65enne Afroamericano a cui era stata recentemente diagnosticata una iperlipidemia e che doveva eseguire un follow-up con il suo medico dopo aver iniziato una terapia con statine (Lipitor). Durante questa visita il paziente (attore) rivelava all’intervistatore la sua diffidenza nei confronti della medicina occidentale e proponeva di prendere il lievito di riso rosso (un rimedio a base di erbe) invece delle statine che erano state prescritte nella visita precedente (comunicazione sfida). Gli studenti sono stati invitati invece ad ottenere un’anamnesi e a stabilire una relazione costruttiva con il paziente, ma non è stato chiesto loro di eseguire un esame fisico.
Gli studenti sono stati valutati dagli SP in base a una serie di comunicazioni delineate da Kobylarz et al.
Tutte le interviste sono state videoregistrate e valutate con una checklist di 14 elementi di comunicazione verbale e una checklist di 8 elementi di comunicazione non verbale.
L’effetto della capacità di comunicazione non verbale del medico sulla percezione della qualità dell’intervista durante una O.S.C.E. etnogeriatrica è risultata essere altamente significativa, quindi la constatazione che le competenze di comunicazione non verbale sono altamente correlate con i punteggi della capacità di comunicazione verbale suggerisce che una formazione supplementare in strategie di comunicazione non verbale può essere una componente integrante dell’addestramento sulla comunicazione, in particolare in relazione alla competenza culturale e alla comunicazione etnogeriatrica.
Visto che un quarto degli studenti non ha svolto bene il compito in base alla checklist sulla capacità di comunicazione non verbale, i risultati dimostrano che c’è bisogno di un’ulteriore formazione in questo settore, facendo eco al precedente lavoro di Griffith, Ishikawa e Makoul.
Uno dei modi più importanti per imparare nuove competenze è quello di ”praticarli, osservare, ricevere feedback utili, riflettere sulla propria performance e poi ripetere il ciclo”.
Data l’ampia variabilità nella qualità dell’addestramento alla capacità di comunicazione, la O.S.C.E. etnogeriatrica può essere uno strumento ideale per l’insegnamento e la valutazione delle capacità di comunicazione non verbale e verbale con pazienti afro-americani anziani.

(Tratto dalla rivista scientifica Patient Education and Counseling, 2011 by Lauren G. Collins, Anne Schrimmer, James Diamond, Janice Burke)


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