Il comportamento non verbale

  • 31-05-2018
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Secondo la ricerca di Mehrabian (1972) l’incidenza totale di un messaggio è solo per il 7% puramente verbale; per il 38% concerne la voce (tono, inflessione, altri suoni) e per il rimanente 55% è non verbale (postura, gesti, mimica). Da questi dati si può quindi intuire quanto sia importante analizzare approfonditamente le risposte non verbali per valutare in maniera più affidabile le dichiarazioni verbali.

Il comportamento non verbale consiste nell’analisi di vari segnali che compongono i vari canali comunicativi: espressione facciale, comportamento motorio gestuale, sguardo, movimenti del corpo, postura, contatto fisico, comportamento spaziale, aspetto esteriore, vocalizzazioni non verbali e l’odore (Argyle, 1978).

E’ impossibile non comunicare, come attesta il famoso assioma di Watzlavick. Quando non comunichiamo verbalmente, trasmettiamo un messaggio comunicativo con il comportamento non verbale o anche con il silenzio.

Il comportamento non verbale ha diverse funzioni e può servire a (Poggi e Coldegnetto,1997):

Ekman e Friesen (1975) hanno individuato cinque categorie di segnali del comportamento non verbale:

Gli illustratori: Sono tutti quei gesti o movimenti che gli individui possono realizzare nel corso della comunicazione verbale e che sottolineano ciò che stanno dicendo;

Gli indicatori dello stato emotivo: attraverso il comportamento non verbale si può leggere le emozioni che un individuo prova;

Gli emblemi: segni culturali

I Manpolatori,  detti anche adattatori, sforzo di adattamento  – controllo di uno stato emotivo

I regolatori: sono azioni che mantengono e regolano l’alternarsi dei turni nella conversazione

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