COME RICONOSCONO LE BUGIE I BAMBINI?

  • 08-11-2014
  • Amministratore

Le bugie sono dichiarazioni verbali che hanno lo scopo di ingannare l’ascoltatore: per l’ ascoltatore riconoscere la menzogna è un compito impegnativo di percezione interpersonale. Un bugiardo esperto cercherà di nascondere il suo inganno sia con il comportamento non verbale che con il comportamento verbale, in modo da evitare di lasciar trasparire qualche indizio del suo inganno.
Dato che i bambini spesso partecipano ai diversi aspetti di un evento in modo differente rispetto agli adulti e possono, a volte, avere resoconti mnemonici più accurati (Ceci & Bruck, 1993), si è supposto che abbiano anche un vantaggio nel riconoscere la menzogna. Ad esempio, nella misura in cui i bambini seguono il linguaggio del corpo (Rotenberg & Sullivan, 2003) forse superano le prestazioni degli adulti (fino a quando non imparano a seguire unicamente i segnali del viso per riconoscere la menzogna). In realtà ciò implicherebbe che la capacità di riconoscere la menzogna peggiora con l’età. Pertanto, l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la possibilità che l’abilità di riconoscere la menzogna si modifichi col trascorrere degli anni esaminando le differenze nella rilevazione delle bugie di bambini di età diverse e di giovani adulti.

I partecipanti allo studio sono stati 72 adulti e 84 bambini per un totale di 156 soggetti. I bambini sono stati divisi in due gruppi di età: il gruppo più giovane aveva un’ età compresa tra i 4 ed i 6 anni, il gruppo più anziano tra i 7 e i 9 anni ed il campione composto da giovani adulti aveva un’età compresa tra i 17 ed i 25 anni. Il campione adulto comprendeva studenti universitari che avevano poca o nessuna esperienza nel trattare con i bambini.
Tutti i partecipanti hanno guardato 16 segmenti di videoclip su un computer portatile che riguardavano resoconti veri e falsi di bambini e successivamente i ricercatori intervistavano tutti i bambini individualmente chiedendo se riconoscevano le menzogne, mentre i giovani adulti (in gruppi di 1-4 alla volta e sistemati in modo che non potessero leggere le risposte degli altri) ricevevano istruzioni scritte che spiegavano l’attività da svolgere. Le valutazioni duravano circa 30 minuti e alla fine i partecipanti hanno ricevuto un breve debriefing e dei crediti formativi o un piccolo premio di partecipazione se erano bambini.

Ci sono state differenze sorprendenti tra le capacità dei bambini e quelle dei giovani adulti nel riconoscere la menzogna: i bambini più grandi si sono dimostrati maggiormente capaci di discriminare i bugiardi da chi diceva la verità rispetto ai bambini più piccoli e ai giovani adulti.
In particolare il compito di riconoscere le menzogne nel presente studio andava a valutare delle bugie spontanee e auto-motivate, che le rendeva molto più realistiche delle menzogne usate negli studi precedenti. Infatti studi precedenti potrebbero non aver catturato le capacità dei bambini di riconoscere le menzogne raccontate in condizioni naturali. Anche se una bugia può non rappresentare un rischio alto, rappresenta una situazione nella quale i bambini sono preoccupati di trasgredire agli ordini diretti di un adulto e possono mentire per evitare di finire nei guai. Per i bambini piccoli, senza dubbio, questa è una situazione relativamente ad alto rischio e la ricerca ha dimostrato che le circostanze in cui i bambini sono più propensi a mentire sono quelle in cui si aspettano di ricevere una punizione per tali trasgressioni (Williams, Talwar, e Lee, 2008).
Questi risultati insieme a studi precedenti (Rotenberg et al., 1989), suggeriscono che i bambini in età prescolare possono non essere in grado di utilizzare segnali espressivi, come il principio della coerenza verbale-non verbale, per riconoscere la menzogna, mentre i bambini più grandi ne sono capaci. Man mano che maturano, i bambini cominciano gradualmente ad apprezzare questo principio e lo usano sia per riconoscere la menzogna che la verità. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che i bambini più piccoli non sono in grado di rilevare con successo l’incoerenza tra segnali non verbali visualizzati da chi dice la bugia e le informazioni presenti nelle bugie a causa dei complessi processi coinvolti. Rilevare l’incoerenza e quindi riconoscere la menzogna richiede che la persona, in primo luogo, riconosca le espressioni emotive e gli stati mentali che esse rappresentano, successivamente che elabori le informazioni verbali nelle dichiarazioni di chi dice la bugia e, infine, che abbini i risultati dei due processi. Per quanto riguarda il primo processo, anche se numerosi studi hanno rilevato che i neonati sono in grado di riconoscere le espressioni facciali delle emozioni (Nelson, 2001), la prova indica che la comprensione del rapporto tra stati mentali e la loro corrispondenza emotiva si sviluppa qualche anno più tardi (Hadwin e Perner, 1991; Wellman & Banerjee, 1991).
Inoltre è possibile che i bambini più grandi siano più sensibili ai segnali non verbali dell’inganno, segnali che i bambini più piccoli potrebbero non riconoscere come significativi e quindi non riconoscere la menzogna e che gli adulti possono trascurare in quanto si focalizzano di più sui segnali facciali (Manstead, Wagner, & MacDonald, 1984; Riggio & Friedman, 1983). Quindi, ci potrebbe essere un momento nello sviluppo del bambino in cui diventa maggiormente in grado di riconoscere la menzogna nei coetanei, perché è in sintonia con le loro indicazioni di inganno. In questo modo, è possibile che la capacità di discriminare nei bambini di età superiore si rifletta, da un lato, nella loro crescente conoscenza degli altri comportamenti espressivi e, dall’altro, nella loro esperienza che aumenta grazie alle relazioni con i coetanei.
In conclusione i risultati suggeriscono che i bambini più grandi potrebbero possedere le competenze necessarie per rilevare la menzogna nei loro coetanei, mentre gli adulti potrebbero non aver mantenuto o forse sviluppato le stesse competenze.
Future ricerche dovrebbero affrontare il motivo per cui i bambini più grandi sono risultati essere maggiormente capaci nel rilevare la menzogna rispetto ad altri: questa capacità si generalizza ad altre situazioni nelle quali si raccontano bugie? E perché gli adulti sembrano relativamente meno abili? Inoltre gli studi futuri dovrebbero esaminare la rilevazione delle menzogne spontanee dei bambini in condizioni diverse e per ragioni diverse (ad esempio, bugie raccontate per motivi di cortesia).

 

 

(Tratto dalla rivista scientifica Applied Developmental Science, 2009 by Victoria Talwar –

McGill University, Angela M. Crossman and Jessica Gulmi – John Jay College of Criminal Justice, City University of New York, Sarah-Jane Renaud and Shanna Williams – McGill University)


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