COME IMPIEGHI LE TUE ENERGIE? L’importanza di focalizzarsi sulle cose utili.
- 06-11-2015
- Amministratore
Davide Uzzo
In questo post voglio puntare l’attenzione e quindi il mio focus 🙂 su un argomento davvero importante che puo’ fare la differenza nella tua vita.
In tutti gli ambiti della tua vita: privata, lavorativa, sportiva.
Ripeto spesso, e non mi stanchero’ di farlo, che troppe volte perdiamo tantissimo tempo e energie in situazioni per noi non utili.
A volte, adottiamo comportamenti di cui ci pentiamo un istante dopo averli messi in atto; magari con i nostri cari o colleghi di lavoro sottolineiamo e diamo importanza solo e sempre alle cose che non vanno.
Sono sicuro che tu non fai parte di questa categoria di persone……
ma se ti dovesse capitare di “inciampare” in queste modalità’ ti sei mai chiesto l’impatto e le conseguenze che possono avere questi comportamenti sugli altri?
Beh, se non lo hai ancora fatto comincia subito.
Poiche’ domani potrebbe essere troppo tardi, con il rischio di perdere occasioni, opportunità’ o persone.
Infatti, le persone possono dimenticare le parole che sentono, ma difficilmente dimenticano il modo in cui gli altri le fanno sentire
Ecco di seguito un bellissimo pensiero di W. Livingstone Larned, dal titolo: “FATHER FORGETS”.
Spero che ti sia d’ispirazione e d’aiuto per affrontare questo meraviglioso viaggio che e’ la vita.
A presto
Davide
ASPETTO I TUOI COMMENTI !!!!!
FATHER FORGETS
Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un’ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto.
E stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamani sulla faccia, perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento. A colazione, anche li ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: “Ciao, papino !” e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: “Su diritto con la schiena!” E tutto e ricominciato da capo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare alle biglie e si vedevano le calze bucate.
Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me. Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura. Ti ricordi più tardi come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, impaziente per l’interruzione, sei rimasto esitante sulla porta. “Che vuoi?” ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi te ne sei andato sgambettando giù dalle scale.
Be’, figlio, e stato subito dopo che mi e scivolato di mano il giornale e mi ha preso un’angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; e questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino, non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti col metro della mia età. E c’era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! Il tuo piccolo cuore cosi grande come l’alba sulle colline. Lo dimostrava il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte.
Nient’altro per stanotte, figliolo. Solo che sono venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna. E una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani saro’ per te un vero papa’. Ti saro’ compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: “‘E ancora un bambino, un ragazzino!” Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla sua spalla. Ti ho sempre chiesto troppo, troppo.
Invece di condannare l’operato della gente, cercate piuttosto di capirla. Cercate di immaginare perché la gente fa quello che fa. E molto più utile e interessante che criticare, senza contare che genera simpatia, tolleranza. “Chi tutto sa, tutto perdona.” Come dice il dottor Johnson: “Dio stesso, signor mio non giudica nessun uomo prima che sia arrivata la fine suoi giorni.” Perché dovremmo essere più precipitosi noi?
Non criticate, non condannate, non recriminate.