Clinton-Trump: Il linguaggio dei segni

  • 03-08-2016
  • Amministratore

 

Chi sceglieranno gli americani tra i due contendenti Donald Trump ed Hilary Clinton alla poltrona di presidente degli Stati Uniti è difficile da dirsi perché il paese sembra spaccato perfettamente in due.

La campagna, come si è già visto nelle primarie, si gioca molto sulla capacità di interpretare il sentiment degli americani in questo momento ma anche di mostrare il loro lato credibile utilizzando tutti gli strumenti di comunicazione.

NeuroComScience, Laboratorio di Analisi Comportamentale, ha messo sotto la lente d’ingrandimento la comunicazione non verbale di Hillary Clinton e Donald Trump. I segnali non verbali, comprendenti le espressioni facciali e le espressioni motorio-gestuali, sono in grado di suscitare specifiche emozioni negli elettori: le emozioni sono il motore delle nostre azioni e, in quanto tali, ci guidano inconsapevolmente verso specifiche scelte.

In particolare la leadership occidentale adotta principalmente due categorie di segnali non verbali, che si alternano a seconda del periodo e delle situazioni che sta vivendo il Paese. La prima è la dominanza basata sull’idea che il futuro presedente degli Stati Uniti dovrà essere un leader forte, autoritario e determinato, in grado di guidare gli americani verso un miglioramento rispetto alla situazione attuale. La seconda è l’affiliazione che, al contrario, fa percepire agli elettori che gli Stati Uniti hanno bisogno di un leader non ostile e direttivo, ma in grado di ascoltare, comprendere e soddisfare le loro esigenze.

Quali sono i segnali non verbali che prevalgono nella campagna elettorale di Hilary Clinton e di Donald Trump?

 

Andando nel dettaglio, si può osservare che la Clinton denota comportamenti non verbali prevalentemente affiliativi, evidenziati da espressioni emozionali positive, di gioia, quindi dai numerosi sorrisi che compaiono sul suo volto. A livello motorio-gestuale la sua postura è composta e contenuta, mentre le braccia e le mani delineano gesti di apertura: le braccia sono rivolte verso l’alto e verso l’esterno, mentre i palmi delle mani sono rivolti verso l’alto.

 

Trump, al contrario, è più dominante. Lo evidenziano le sue espressioni non verbali come la frequente comparsa sul volto di espressioni di rabbia, riconducibili principalmente all’abbassamento e all’avvicinamento delle sopracciglia, all’innalzamento del labbro superiore e dall’introiezione delle labbra. A livello motorio-gestuale compie numerosi gesti indicatori stringendo la mano nel pugno e puntando il dito indice verso gli elettori, quasi a sottometterli, dominarli e imporre la sua autorità.

A differenza della Clinton, che ha una postura contenuta ed elegante, Trump ha una postura protesa in avanti, un tono di voce più aggressivo ed espressioni non verbali più marcate e intense che manifestano la volontà del leader di apportare cambiamenti importanti una volta vinte le elezioni.

 

Tuttavia, nel corso della campagna, Trump modifica la sua comunicazione non verbale rendendola più efficace. In particolare dopo la strage di Orlando i gesti di dominanza tipici di Trump sono stati adeguatamente lievemente smussati. Nell’immagine accanto possiamo facilmente notare che le espressioni del volto esprimono dominanza ma sono meno marcate, al contrario delle espressioni motorio gestuali, in cui le braccia e i palmi delle mani sono rivolti verso l’esterno e verso l’alto: movimenti che gli elettori percepiscono come più affiliativi.

Trump utilizza molte espressioni marcate rispetto alla Clinton. Più un leader si agita con le espressioni non verbali più  trasmette l’idea del cambiamento marcato che vuole apportare dopo la sua elezione. L’impatto quindi che vuole creare sugli elettori è quello di far percepire che le sue azioni saranno marcate nel cambiamento, se diventa il Presidente degli Stati Uniti.

 

La Clinton invece tende a essere più composta, più contenuta. L’intensità dei suoi gesti trasmette che il cambiamento che intende attuare rispetto alla situazione attuale è meno marcato in comparazione a quella di Trump.

 

Trump mostra segni di originalità nel non verbale anche dal suo aspetto esteriore. La sua intenzione di andare “fuori dalle righe” si osserva dalle cravatte di colore particolare e intenso, e dal suo ciuffo sulla fronte più lungo del resto dei capelli e di colore più uniforme.

 

La strada per le elezioni è ancora lunga e il linguaggio non verbale potrà essere un’importante fattore di vantaggio per chi saprà adattarlo alle situazioni del momento.


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