AUTISMO E COMPORTAMENTO NON VERBALE

  • 22-02-2018
  • Customer Care

 

  • LE PERSONE AFFETTE DA DISTURBI AUTISTICI HANNO UN COMPORTAMENTO EMOZIONALE DEL VOLTO E MOTORIO GESTUALE SUFFICIENTEMENTE CHIARO?
  • SONO IN GRADO DI ESPRIMERE CON IL CORPO QUELLO CHE PROVANO SOGGETTIVAMENTE?
  • LE LORO ESPRESSIONI SI MANIFESTANO IN MANIERA MENO INTENSA e quindi meno evidente?

 

Le ricerche sulla decodifica del comportamento motorio gestuale nell’autismo sono poche.
Nell’analisi del comportamento non verbale relativo a questo tipo di disturbo, si deve considerare in primo luogo la frequente presenza di problemi motori. Leary e Hill (1996), dopo aver esaminato molti studi sul comportamento motorio nell’autismo, hanno sostenuto l’importanza di tali disturbi per la patologia raggruppando i sintomi motori dei DSA in tre livelli:

(1) Disturbi della funzione motoria generale: postura, tono muscolare, movimenti accompagnatori e movimenti senza un fine preciso (ad es. i tic).
(2) Disturbi dei movimenti volontari: le difficoltà nella pianificazione del movimento ed i movimenti spontanei ripetitivi.
(3) Disturbi dei movimenti involontari: tutti i disturbi motori che condizionano a livello generale ed incontrollabile il comportamento.

Inoltre, ognuno di questi disturbi può riguardare selettivamente solo alcuni muscoli, anche molto piccoli.

Tali deficit, come afferma Bauman (1992), possono essere fluttuanti: ad esempio, possono presentarsi o aggravarsi in condizioni di stress, oppure in situazioni nelle quali sono presenti molteplici stimoli ambientali. La tipologia e l’intensità di tali disturbi può variare anche per lo stesso soggetto autistico in periodi diversi della sua crescita.

Lo sguardo ed il comportamento visivo rappresentano un elemento importantissimo nelle relazioni interpersonali. Numerose sono le funzioni dell’interazione visiva: lo sguardo svolge un ruolo rilevante nel comunicare atteggiamenti interpersonali e nell’instaurare relazioni ed è strettamente legato alla comunicazione verbale, nella quale viene utilizzato mentre si parla per ottenere informazioni di ritorno relative alle reazioni dell’interlocutore, o, mentre si ascolta, per ottenere ulteriori dati su ciò che viene detto. Lo sguardo è usato anche come segnale per avviare incontri, per salutare e per indicare che si è capita un’idea espressa dall’altro (Ricci Bitti, 1983). Una caratteristica peculiare dei soggetti con disturbi dello spettro autistico è la loro incapacità di utilizzare adeguatamente lo sguardo per regolare l’interazione sociale. Alcuni genitori osservano che già nel corso del primo anno di vita, la compromissione dell’interazione sociale è tipicamente espressa dal deficit del canale di scambio privilegiato in tale periodo, vale a dire il contatto occhi-occhi. I genitori di bambini autistici riferiscono spesso che “il loro sguardo è sfuggente”, che “presentano difficoltà ad agganciare lo sguardo”, che “hanno lo sguardo assente”.

Precedenti ricerche hanno dimostrato che, a 12 mesi di età, il contatto visivo atipico, il tracciamento visivo, e il disimpegno dell’attenzione visiva distinguono i bambini che vengono successivamente diagnosticati con disturbo dello spettro autistico da bambini in via di sviluppo (Zwaigenbaum et al. 2005). Alcuni studi hanno dimostrato, nei bambini con DSA, un’attenzione ridotta per gli occhi altrui e una maggiore attenzione sulla bocca, sul corpo e su oggetti (Dalton et al 2005;. Denver 2004; Klin et al 2002; Pelphrey et al 2002), che può diminuire la loro capacità di riconoscere le emozioni negative.

Le tecniche per la misurazione del comportamento facciale sono nate sostanzialmente per rispondere ai quesiti riguardanti i legami esistenti tra le espressioni del viso e le caratteristiche di personalità, l’esperienza emotiva e i processi comunicativi.

Le emozioni di base quali sorpresa, paura, disgusto, disprezzo, tristezza e felicità sono registrate da cambiamenti dei muscoli della fronte, delle sopracciglia, delle palpebre, delle guance, del naso, delle labbra e del mento. Per cui l’area di maggiore interesse per lo studio della espressione delle emozioni è il volto. Esistono numerosi metodi per misurare i movimenti facciali che risultano dall’azione dei muscoli.

Nei bambini con disturbi autistici i movimenti nella parte inferiore del volto e nella regione degli occhi, oltre ad essere fortemente ridotti (rispetto a quelli dei bambini senza disturbi), presentano pure un’intensità e una durata minori. Precedenti ricerche hanno riportato della presenza, nei soggetti affetti da autismo, di una differente espressività emozionale del volto (Snow, Herzig e Shapiro, 1987; Yirmiya, Kasari, Sigman e Mundy della Czapinsky e Bryson, 2003).

Nel 1995 Soussignon, Schaal, Schimt e Nadel (1995) analizzano, utilizzando il FACS (Ekman & Friesen, 1979), le espressioni facciali di bambini affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo e di bambini che non presentano disturbi durante la somministrazione di una serie di stimoli olfattivi piacevoli e non (i bambini presentavano gravi forme di autismo, quindi autismo a basso funzionamento). Dai risultati emerge che i soggetti autistici rispondono agli odori spiacevoli con espressioni di disgusto e a quelli piacevoli con espressioni neutre o positive. La differenza sostanziale tra i due gruppi consiste nel fatto che i soggetti senza disturbi ridono durante la somministrazione di odori poco piacevoli, mentre gli autistici no – in qualche modo manca la parte del divertimento durante l’interazione sociale. Da questa ricerca emerge quindi che l’espressione facciale di bambini con disturbi dello spettro autistico è coerente con la somministrazione di uno stimolo negativo.

Nel 2003 Czapinsky e Bryson tentano di verificare il comportamento mimico del volto utilizzando il MAX (Izard, 1979) e giungono alla conclusione che alcuni soggetti affetti da autismo presentano una riduzione dei movimenti nella parte inferiore del volto, altri in quella superiore.
Nel 2006 McIntosh et al. utilizzano l’elettromiografo per monitorare le contrazioni degli muscoli nella regione delle guance e della fronte di soggetti affetti da autismo durante la visione di immagini di espressioni emozionali del volto diverse. Lo scopo della ricerca è quello di appurare se i soggetti autistici presentano una mimica automatica nel processo socio-emotivo. Le conclusioni parlano chiaramente di deficit. C’è comunque da chiedersi se i risultati delle espressioni facciali siano legati alla diversità della percezione oppure se si tratta di diversità nel modello di comportamento.

 

Quindi in conclusione, dopo aver passato in rassegna i precedenti studi, possiamo assumere che i risultati portano alla necessità di saper leggere correttamente i segnali non verbali delle emozioni nei soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico che, nonostante i disturbi stessi, comunque rispondono agli stimoli, compatibilmente alla gravità dei disturbi. Chi osserva il comportamento di persone affette da disturbi autistici deve essere molto abile a riconoscere le microespressioni, le espressioni soffocate ed altri elementi che rilevano le emozioni.

 

Attualmente il laboratorio di Analisi Comportamentale NeuroComScience è l’unico punto di riferimento in Italia per le sue ricerche scientifiche nell’ ambito dell’ Analisi del comportamento non verbale ed è centrato sulla ricerca, sull’innovazione e sulla creazione di nuove tecnologie dedicate a prodotti volti a facilitare l’interpretazione del comportamento umano.  La tipologia di ricerca utilizzata si concentra sul riconoscimento dei movimenti muscolari del volto e del corpo, delle risposte automatiche del sistema nervoso autonomo, degli aspetti non verbali del parlato, il tutto nella convinzione dell’universalità del comportamento espressivo emozionale: qualunque essere umano cioè esprime le emozioni fondamentali con gli stessi movimenti muscolari del volto e del corpo. Le ricerche condotte si avvalgono dell’apporto di diverse aree scientifiche (psicologica, ingegneristico- informatica, biologica e medica) che collaborano nell’analisi delle espressioni emozionali.

 


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