ALESSIA PIFFERI: DEFICIT COGNITIVO O STRATEGIA DIFENSIVA?
- 03-11-2023
- Amministratore
Le incognite sulle reali condizioni cognitive di Alessia Pifferi sono ora al vaglio di specialisti chiamati in causa con la disposizione della perizia sulla stessa. All’opinione pubblica rimane in ogni caso lo sgomento e l’incapacità di capire, e forse accettare, che una madre possa comportarsi come se la piccola fosse un intralcio alla sua ricerca di un compagno per la vita.
Si resta in attesa di capire come possa avvenire un tale cambiamento anche nel modo di esprimersi all’interno delle sue interrelazioni, passando da un registro verbale molto sciolto a un’impostazione contrita, fatta di un linguaggio monotono, privo cioè di picchi emozionali, e ripetitivo nei termini e nei concetti
L’organizzazione NeuroComScience ha pensato di proporre un’analisi di Alessia Pifferi, con l’intento di porre un riflettore sugli aspetti strettamente legati al comportamento non verbale dell’imputata che puo’ rilevare alcune interessanti informazioni.
L’analisi
La prima e l’ultima parte del primo video in condivisione, è stato girato in questura la sera stessa del ritrovamento del corpo della piccola Diana; la parte centrale è la videoripresa del processo alla signora Pifferi.
L’elemento che caratterizza la differenza è la quasi assenza di espressioni e gestualità di Alessia Pifferi durante le sue dichiarazioni in aula.
I video utilizzati per l’analisi sono i seguenti:
Alessia Pifferi è capace di intendere e di volere? – Quarto Grado Video | Mediaset Infinity
https://www.libero.it/tv/alessia-pifferi-i-video-inediti_ms1490168
In questa prima immagine si coglie un lieve sollevamento delle sopracciglia (movimento del muscolo frontale, parte mediale, che nel sistema di codifica delle espressioni facciali corrisponde al movimento 1). L’espressione viene rilasciata da Alessia Pifferi nel momento in cui prende tempo prima di rispondere alla domanda:
“… [lasciare la bambina] per un intero fine settimana da sola a casa?”.
L’espressione colta racconta di un’emozione specifica, la tristezza.
Segue un altro momento che risulta particolarmente significativo: Alessia Pifferi, ancora durante il suo primo interrogatorio, sta ripercorrendo il pomeriggio in cui stava per allontanarsi da casa.
Riferisce che quel giorno la piccola “…era più mogia del solito”; in questo istante si possono cogliere una serie di espressioni di tristezza e rifiuto rilasciate in stretta sequenza: contrazione del muscolo frontale parte mediale (1), dell’elevatore del labbro superiore (9 e 10) e del muscolo mentale.
Questa combinazione di espressioni è riconducibile alle emozioni della tristezza e del rifiuto, e possiamo ritenerle ben distinguibili.
Verosimile pensare, pertanto, che la signora provi tristezza nel ripercorrere le condizioni della piccola che, nel pomeriggio del 14 luglio 2022, lei reputava come non ottimali.
Ciononostante, immediatamente a ridosso dell’espressione riconducibile alla tristezza, ne vengono rilevate ulteriori due che si presentano quasi in concomitanza. Si tratta delle espressioni riconducibili al rifiuto.
Pare interessante sottolineare che in questo momento Alessia Pifferi sta riferendo le condizioni di salute generali della piccola e sta specificando che, sostanzialmente, la figlia non sembrasse proprio in forma durante quella giornata. Ciò che risulta, appunto, interessante è il rilascio dell’espressione di rifiuto proprio nel momento in cui realizza, ripercorrendo, che poteva verificarsi un rallentamento nei suoi propositi per quella sera. Dinamica emotivo comportamentale che potrebbe rivelare come l’accudimento di sua figlia costituisse un ostacolo, qualcosa al quale opporre rifiuto, appunto.
A sostegno di quanto affermato nell’analisi del frame precedente, troviamo altri fotogrammi degni di nota che colgono questa specifica postura di Alessia Pifferi, di paura. La signora Pifferi sta riportando un passaggio nel quale racconta che, avvicinatasi alla culla nella quale giaceva Diana, nota che la piccola si sta muovendo.
La signora, però, era in procinto di uscire da casa e in questa sequenza si isolano espressioni e gestualità significative. Il movimento corrispondente a M3 bilaterale, entrambe le mani porte in avanti e le spalle contratte, raccontano che, verosimilmente, la signora ha temuto e rifiutato che la figlia potesse svegliarsi del tutto e ritardare quindi il momento della partenza. Vale la pena soffermarsi sulla conferma del sentimento di rifiuto che possiamo notare anche in questo secondo passaggio.
Da questo momento in avanti l’analisi si concentrerà sulla parte centrale del primo dei due video reperibili della signora Alessia Pifferi, ricordiamo che queste immagini risalgono a poco più di un anno dopo le precedenti, quindi durante la prima parte del processo a carico della donna.
L’elemento degno di rilievo è dato dalla quasi assenza di espressioni e di azioni motorie da parte dell’indagata.
Ciononostante, il team ha isolato un momento significativo nel quale la signora esprime il suo disappunto circa il trattamento ricevuto la sera del primo interrogatorio, a ridosso della morte della piccola Diana.
In questo frame possiamo notare la contrazione dell’orbicolare dell’occhio parte interna (7) che riconduce all’emozione della rabbia.
A conferma del sentimento di Alessia Pifferi, compare la contrazione dell’elevatore labiale superiore (il movimento 10) e l’orbicolare della bocca (movimento 24)
Questo frammento è riconducibile al momento in cui la signora sta riferendo che nel corso del primo interrogatorio (di cui alcuni passaggi analizzati sopra) “una persona si sedeva sempre più vicino, creandomi ansia”. E’ interessante rilevare che Alessia Pifferi è in grado di rilasciare espressioni coerenti con il contenuto delle sue affermazioni, in questi momenti.
La conferma arriverà pochi istanti più tardi, nel momento in cui il PM fa notare all’indagata che sembra facile mandarla in ansia, essendo sufficiente sederle accanto, mentre non lo è stata abbastanza al pensiero della piccola abbandonata in casa, da sola, per 6 giorni consecutivi. E’ a quel punto che Alessia Pifferi rilascerà un’espressione assolutamente identica a questa esposta nel fotogramma, quindi riconducibile alla rabbia.
NeuroComScience ha inoltre scelto di analizzare anche alcune le differenze poste in essere da Alessia Pifferi fra il primo interrogatorio e il processo, come anticipato. Sulla base del materiale audio-video reperito, si può affermare che effettivamente risalti un comportamento non verbale con grossolane differenze: in prima battuta siamo davanti a una persona la cui comunicazione è sciolta, con una padronanza di linguaggio nella norma e un paraverbale privo di dinamiche sospette. Negli audio forniti ai giornalisti, contenenti conversazioni private tra Alessia Pifferi e un’amica, si può ascoltare una registro espositivo nella norma, rilassato, confidenziale quindi fatto anche di risatine e battute annesse.
Ben distante dal registro espositivo adottato in aula che risulta infatti secco, quasi privo di tono come fosse uno schema al quale attenersi intriso di “non ricordo, non lo so”, anche nel mentre in cui, Alessia Pifferi, riferisce ai PM e al Giudice di aver appreso del suo grave deficit cognitivo.
Lucia Codato
per NeuroComScience
foto tratte dal filmato di Mediaset
Il laboratorio che ha condotto lo studio
NeuroComScience è nata oltre 10 anni fa con l’intento di portare in Italia le tecniche di analisi scientifica della comunicazione non verbale impiegate, sin dagli anni ‘70, negli Stati Uniti.
NeuroComScience ha messo a punto una metodologia di analisi del tutto peculiare attraverso tecniche già collaudate, alcune delle quali create in maniera autonoma anche attraverso la sperimentazione in laboratorio e sul campo.
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