Smascherare le bugie
- 31-05-2018
- Amministratore
Generalmente ci riteniamo molto abili nel smascherare le bugie ma da una rassegna di 40 ricerche condotte da Vrij (2000) emerge che la percentuale dei riconoscimenti corretti è di poco superiore al 50% che rappresenta il livello delle risposte date a caso. Molte sono le ricerche, a partire da quelle di Paul Ekman, che si sono concentrate sul trovare alcuni elementi che possano dirci con buona affidabilità che siamo di fronte ad una menzogna.
Si avrà un’alta affidabilità nel definire che siamo di fronte ad una versione non attendibile dei fatti solo quando si sarà in grado di analizzare tutti i canali comunicativi integrando più tecniche di analisi fra loro. E’ utile:
1) osservare il suo comportamento non verbale e quindi i suoi movimenti gestuali, le espressioni facciali, il tono della voce
2) analizzare il linguaggio verbale del racconto;
3) misurare le risposte fisiologiche.
NeuroComScience in collaborazione con l’Università di Trieste ha messo a confronto i primi due livelli verificando statisticamente, scientificamente che nell’atto di mentire si verificano incongruenze nei messaggi dei vari canali comunicativi. Con l’incongruenza più frequente dell’espressione di dubbio.
Chi mente può inoltre provare delle emozioni e, in particolare, sono tre le emozioni più tipicamente associate alle bugie: la paura, la soddisfazione o più comunemente “il piacere della beffa” e il senso di colpa (Ekman, 1989, 1992). E’ possibile migliorare la percentuale di accuratezza nel riconoscimento della menzogna prestando attenzione alle emozioni che emergono dalle espressioni facciali (Frank and Ekman, 1997). Tuttavia si ribadisce che non è una condizione necessaria nella menzogna la presenza di queste emozioni.
Per quanto riguarda la direzione dello sguardo, se si tralasciano le teorie ingenue che affermano che chi mente non guarda l’interlocutore, non è stato dimostrato che esso sia un indicatore affidabile dell’inganno (DePaulo et al., 1985; Vrij, 2000; Zuckerman et al., 1981). Si sono trovate, invece, differenze nella frequenza degli illustratori e dei movimenti delle mani e delle braccia, che tendono a diminuire in condizioni di menzogna; questo probabilmente a causa del maggior carico cognitivo richiesto da tali situazioni (Vrij et al., 2000; Zucherman et al., 1981).
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